CONOSCENZA
E VERITÀ Zhang Enci LA VERITÀ CONCRETA[1] La verità è oggettiva e concreta. Ciò che chiamiamo verità è oggettiva e rappresenta il contenuto oggettivo del pensiero; il carattere concreto della verità significa che questo contenuto oggettivo è concreto. Ogni verità è concreta. Scrive Lenin: Tesi fondamentale della dialettica è che non esiste una verità assoluta, la verità è sempre concreta.[2] Che cosa è dunque il carattere concreto della verità? 1. La verità è concreta Il materialismo dialettico ritiene che la verità sia il pensiero che riflette correttamente il mondo oggettivo, e che il carattere concreto della verità sia il riflesso del carattere concreto delle realtà oggettive. In altri termini, il «concreto» è, in primo luogo, il carattere stesso delle realtà oggettive, riflesse attraverso il cervello degli uomini, che costituiscono il carattere concreto della conoscenza e il carattere concreto della verità. Per questo, se vogliamo chiarire la nozione di carattere concreto della verità, dobbiamo prima di tutto capire bene la natura del carattere concreto della verità oggettiva stessa. Nell’universo non esiste niente isolatamente o in stato di quiete. Tutte le realtà si trovano tra loro in rapporti di determinazioni reciproche e complesse. È grazie alla differenza tra questi rapporti che compare l’aspetto specifico delle cose e dei fenomeni, permettendoci di determinare la loro natura specifica. Così, dunque, se vogliamo comprendere la natura specifica di una cosa, dobbiamo avvicinarla a partire dai rapporti e dai legami che la caratterizzano, e all’interno di questi rapporti stessi. Marx, nell'Introduzione alla critica dell’economia politica, spiega la natura del carattere concreto delle cose e dei fenomeni. Egli prende come esempio il problema di’studiare la produzione di una società capitalistica a partire da un’analisi della popolazione. La popolazione, scrive, è una totalità ricca, fatta di molte determinazioni e relazioni, […..] se tralascio ad esempio le classi da cui essa è composta, la popolazione è una astrazione. A loro volta, queste classi sono una parola priva di senso, se non conosco gli elementi su cui esse si fondano, per es. lavoro salariato, capitale ecc. Gli elementi come lo scambio, i salari, i prezzi ecc, costituiscono le premesse, Il capitale, per esempio, senza lavoro salariato, senza valore, denaro, prezzo ecc, è nulla.[3] Solo impadronendoci dell’insieme dei legami e dei diversi rapporti che costituiscono la popolazione, è possibile comprendere il problema della popolazione e raggiungere la sua verità concreta. Questo vale in tutti i campi. Per questo Marx ha scritto che «il concreto è concreto perché è sintesi di molte determinazioni, quindi, unità del molteplice»[4]. E Lenin scrive: «La verità si realizza soltanto nella somma di tutti gli aspetti della realtà e dei loro rapporti»[5] Tuttavia parlando del carattere concreto della verità, non è sufficiente indicare in generale che le cose sono «la sintesi di numerose determinazioni» e «l’unità della molteplicità»; dobbiamo anche mettere in evidenza che queste diverse determinazioni delle cose e dei loro rapporti reciproci sono coinvolte in un movimento incessante di trasformazione, In termini concreti, la trasformazione delle cose e dei fenomeni è determinata da tempo, luogo e condizioni. È grazie alle differenze di tempo, di luogo e di condizioni che le determinazioni e i rapporti delle cose sono diverse a tal punto che cose identiche possono presentare, secondo questi cambiamenti, differenze considerevoli. Ogni cosa ne dipende, e capire le cose al di fuori del tempo, del luogo e delle condizioni è un’operazione astratta. Per esempio è astratto chiedersi se «la pioggia è una cosa buona o cattiva». Non è possibile dare una risposta affermativa a questa domanda. La pioggia è talvolta utile, talvolta nociva. Conviene precisare la domanda: dopo la fine della semina, un temporale può essere benefico? La risposta può essere chiara e avere un significato solo se le circostanze sono precisate; questo tipo di pioggia è estremamente utile. Ma se, nel corso di urna stessa estate, la pioggia cade a rovescio per un’intera settimana, quando è incominciato il raccolto, è possibile rispondere correttamente alla domanda dicendo che la pioggia è nociva. Nella sua opera Sulla giusta soluzione delle contraddizioni in seno al popolo, Mao spiega il concetto di a popolo » e propone un modello di definizione secondo le nozioni di luogo, di tempo e di condizioni, determinando il suo con tenuto concreto. Scrive: La nozione popolo acquista un significato diverso nei differenti paesi e nei differenti periodi storici in ogni paese. Prendiamo, ad esempio, la situazione nel nostro paese. Durante la guerra antigiapponese, tutte le classi, strati e gruppi sociali che partecipavano alla resistenza contro il Giappone appartenevano alla categoria del popolo, mentre gli imperialisti giapponesi, i traditori nazionali e gli elementi filogiapponesi erano i nemici del popolo. Durante il periodo della guerra di liberazione i nemici del popolo erano gli imperialisti americani e i loro lacchè. La borghesia burocratica, i proprietari fondiari e i reazionari del Guomindang che rappresentavano queste due classi; tutte le classi, strati e gruppi sociali che combattevano contro questi nemici appartenevano alla categoria del popolo. Nella fase attuale, nel periodo di edificazione del socialismo, tutte le classi, strati e gruppi sociali che approvano e sostengono l’opera di costruzione socialista e vi partecipano, formano il popolo, tutte le forze sociali, e tutti i gruppi sociali che si oppongono alla rivoluzione socialista, che sono ostili alla edificazione socialista e cercano di sabotarla, sono i nemici del popolo.’[6] In tal modo si vede che il principio della verità concreta del materialismo dialettico esige di conoscere le diverse determinazioni delle cose e dei fenomeni e i loro rapporti, secondo il tempo, il luogo e le condizioni, cogliendone così la natura specifica. Cioè la verità concreta. riflette la sintesi delle diverse determinazioni delle cose, la loro essenza, le loro leggi proprie. É opinione diffusa che il carattere concreto della verità è determinato dal modo in cui le rappresentazioni sensibili si avvicinano alle cose. Questa concezione sbagliata induce a considerare per verità concreta la conoscenza dell’aspetto esteriore delle singole cose. Il materialismo dialettico considera che la nozione di «concreto» abbia due significati diversi: il primo significato indica la conoscenza dell’immagine sensibile ed è il concreto sensibile; il secondo indica la conoscenza delle diverse leggi interne alle cose, ed è il concreto di pensiero. Il carattere concreto della verità corrisponde alla seconda definizione. Il materialismo dialettico non nega affatto il carattere concreto della conoscenza sensibile, ma essa non è che la conoscenza esteriore delle singole cose; impadronirsi della loro natura e delle loro strutture interne non consiste certo in questo. Il concreto sensibile, che è il riflesso di fenomeni particolari, è sempre superficiale e unilaterale, quale che sia la sua vicinanza con le cose percepite. Solo il concreto di pensiero permette di cogliere le diverse strutture interne della realtà. Per questo la verità concreta non è raggiungibile attraverso la sensazione; si realizza solo nel pensiero. Non solo: essa non compare all’inizio del processo di pensiero, ma è il suo risultato. Noi sappiamo che le cose e i fenomeni concreti oggettivi sono il punto di partenza della conoscenza. Fondata sulla prassi, la conoscenza umana all’inizio non è altro che percezione sensibile immediata delle cose concrete. Questa specie di conoscenza è concreta, in rapporto al pensiero astratto, ma non coglie niente dell’essenza e della struttura interna delle cose e dei fenomeni, ne apprende solo l’apparenza esteriore e superficiale. Per questo, per la conoscenza non sono ancora altro che concrezioni confuse; come scrive Marx: «un’immagine caotica di concrenzioni». Per cogliere le strutture interne e l’essenza di una cosa, è necessario che il pensiero, attraverso l’analisi dei materiali forniti dalla certezza sensibile, la penetri in profondità, elimini gli elementi superficiali e fortuiti per cercare le sue determinazioni interne. Così la conoscenza può passare dalle determinazioni sensibili alle determinazioni astratte. Ma giungere alla conoscenza delle determinazioni astratte non significa ancora conoscere la realtà nella sua totalità; non significa ancora accedere alla verità concreta, perché una realtà concreta è la sintesi di numerose determinazioni- Si può giungervi solo impadronendosi di queste determinazioni nella loro totalità; ciò richiede che la conoscenza superi le determinazioni astratte fino ad apprendere e impadronirsi della sintesi di tutte le determinazioni del proprio oggetto per realizzare nel pensiero la cosa concreta. Allora questa conoscenza concreta non è più un’immagine caotica, ma una totalità complessa che comprende numerosi rapporti e determinazioni. È questa la verità concreta. Il Capitale di Marx ci offre un buon esempio del processo di pensiero che, dalle determinazioni astratte, si innalza fino alla verità concreta. Il Capitale è lo studio della società capitalistica. Iniziando dall’analisi della merce più semplice, più comune, più frequente nella società capitalistica, Marx rivela tutte le contraddizioni e tutte le determinazioni di questa società, e alla fine giunge alla conoscenza concreta di tutta la società capitalistica. Marx parte dalla doppia natura della merce, dallo sviluppo delle contraddizioni della merce, procede esponendo l’opposizione tra la merce e il denaro, la trasformazione del denaro in capitale e la produzione del plusvalore, che ne deriva. Descrive l’accumulazione capitalistica, e via di seguito; poi approfondisce l’analisi della produzione del valore, del profitto, dell’interesse, della rendita fondiaria, ecc. Passa così progressivamente dall’astratto al concreto. Il contenuto della nozione di «moneta» è più concreto di quello di merce, il contenuto della nozione di «capitale» è ancora più concreto paragonato a quello di moneta ecc. Il Capitale, dalla merce alla moneta, dalla moneta al capitale, espone e svela, uno dopo l’altro, tutti gli aspetti e tutte le determinazioni della società capitalistica, giungendo infine a impadronirsi di tutti i legami interni e di tutte le determinazioni del capitalismo, a svelare la natura e le leggi della società capitalistica. Così, in questo processo di pensiero, la società capitalistica si dimostra sintesi di numerose determinazioni e unità di aspetti molteplici, realizzandosi nel pensiero e divenendo una verità concreta. In ogni campo dobbiamo procedere così, per conoscere la realtà. Evidentemente la nostra conoscenza non potrebbe compiere in una sola volta il passaggio dall’astratto al concreto e deve effettuare un processo. I rapporti e le determinazioni che ogni cosa comporta, qualunque essa sia, presentano aspetti molteplici, sono in sviluppo — e in questo sviluppo si arricchiscono senza sosta. Poiché la conoscenza umana è per sua caratteristica sempre limitata da condizioni storiche determinate, è in grado di impadronirsi della totalità delle cose e dei fenomeni solo progressivamente. Questo processo inizia con la conoscenza delle singole determinazioni delle cose, ne scopre aspetti sempre più numerosi nel corso del suo sviluppo, e finisce per accedere alla verità concreta. 2. L’analisi concreta della realtà concreta. Lenin considerava che l’analisi concreta di una situazione concreta fosse l’elemento più sostanziale e lo spirito vitale del marxismo. È dunque molto importante per un marxista sapere in che modo utilizzare correttamente la verità universale del marxismo per analizzare le cose concrete, al fine di conoscere la verità concreta e condurre al successo la prassi rivoluzionaria. Orbene, in che modo intraprendere un’analisi concreta applicando i principi del marxismo? Le premesse sono, innanzi tutto, partire dalla realtà e raccogliere abbondanti materiali. Non è in grado di condurre un lavoro di ricerca chi non parta dalla situazione reale e non si basi su numerosi materiali. Raccogliere numerosi materiali non significa scegliere qualche esempio e adattarlo alla propria fantasia; significa raccogliere materiali completi e dettagliati. Ritenere di partire dalla realtà perché si è scelto qualche esempio, significa adottare un punto di vista metafisico e unilaterale e per giunta voltare le spalle al punto di partenza. Scrive Lenin: Nei campo dei fenomeni sociali non c’è metodo più diffuso e inconsistente dell’isolare singoli fatti senza importanza, speculando sugli esempi. Non costa in genere alcuna fatica scegliere gli esempi, ma in compenso quest’operazione non ha alcun valore, se non puramente negativo, perché tutto dipende dalla situazione storica concreta in cui i casi particolari si inseriscono. Considerati nel loro complesso, nella loro connessione, i fatti non sono soltanto «testardi», ma anche assolutamente probanti. Senonché, quando vengano isolati dal loro complesso e dalle loro correlazioni e siano dei fatti slegati e scelti arbitrariamente, sono appunto un giochetto o qualcosa di peggio.[7]’ Le ricerche di Marx sulla società capitalistica sono il modello di uno studio che parte dalla realtà ed è fondato su materiali dettagliati. Per scrivere Il Capitale la cui redazione gli costò alcune decine di anni, Marx studiò da cima a fondo moltissimi documenti, consultò e riassunse più di 1.500 opere. Proprio perché padroneggiava completamente questi documenti sulla società capitalistica, riuscì a portare a termine un’opera scientifica di tale portata. Ma avere a propria disposizione una ricca documentazione non e che la fase preliminare del lavoro di analisi concreta Se si vogliono trarre conclusioni scientifiche conformi alla realtà, è necessario avere una posizione, un punto di vista e un metodo corretti La posizione corretta è quella proletaria; il punto di vista e il metodo corretti sono quelli del materialismo dialettico e del materialismo storico. Solo considerando i problemi da questa posizione, con questo punto di vista, e secondo questo metodo, è possibile effettuare analisi corrette, e trarne conclusioni corrette. Per esaminare i problemi dal punto di vista del materialismo dialettico e del materialismo storico, è necessario innanzi tutto farne un’analisi esauriente. Il concreto è una sintesi di numerose determinazioni, la verità è una totalità. Perciò analizzare un problema significa analizzarlo completamente. Cogliendone un solo aspetto o qualche aspetto e trascurandone altri e i rapporti che intercorrono fra loro, si cade nel pensiero astratto della metafisica che «scambia una parte per il tutto». Ciò che chiamiamo un’analisi completa è l’analisi delle contraddizioni. Bisogna esaminare i due aspetti della contraddizione cioè il diritto e il rovescio, gli elementi favorevoli e quelli sfavorevoli, poi sintetizzare questi diversi aspetti positivi e negativi e giungere a impadronirsene. Le opere di Mao Zedong offrono molti esempi notevoli di problemi analizzati in modo esauriente, come la sua opera Sulla guerra di lunga durata, che analizza brillantemente lo sviluppo della guerra di resistenza contro il Giappone. A quell’epoca, nel paese c’era ogni genere di discussioni sul futuro dello sviluppo della guerra. Queste discussioni erano fondate su conoscenze unilaterali delle condizioni della guerra, e così dettero luogo a conclusioni errate. Alcuni consideravano solo il fattore sfavorevole — la forza del nemico e la nostra debolezza —, facevano di questo elemento l’unico argomento del problema e ne traevano la conclusione che «la lotta era perduta in partenza». Altri, al contrario, consideravano solo il fattore a noi favorevole e ne derivavano la teoria di «una vittoria rapida»: questo era il loro metodo. Lontani invece dal considerare i problemi nella loro totalità, ne coglievano un solo aspetto, scambiavano la parte per il tutto e traevano conclusioni unilaterali e sbagliate. Nella sua opera Sulla guerra di lunga durata, Mao fece un’analisi concreta ed esauriente di tutti i fattori che caratterizzavano i due campi, criticò duramente i punti di vista errati che abbiamo appena ricordato, e trasse corrette conclusioni dalle sue analisi. Dimostrò, per il Giappone: — primo, che il Giappone era un potente stato imperialistico, in cui le forze armate, l’economia e l’organizzazione politica erano molto forti; — secondo, che la guerra condotta dal Giappone era una guerra imperialistica, retrograda e barbara, e provocava l’opposizione delle diverse classi sociali all’interno del paese, l’opposizione dei giapponesi e dei cinesi e un antagonismo tra lo stato giapponese e la maggior parte degli altri stati del mondo; — terzo, che il Giappone era un piccolo paese le cui forze umane e militari, le risorse finanziarie e naturali sarebbero venute a mancare, e perciò non avrebbe potuto sostenere una guerra di lunga durata; — quarto, che questa guerra retrograda e barbara che conduceva, poneva il Giappone in una via senza uscita, molto isolato sul piano internazionale. Per quanto riguardava la Cina, Mao dimostrò: — primo, che il nostro paese era uno stato semifeudale e semicoloniale e un paese debole; che le sue forze armate e le sue risorse economiche, come la sua organizzazione politica non erano comparabili con quelle del nemico; — secondo, che la guerra condotta dalla Cina era una guerra giusta e progressista, che non poteva che provocare l’unione di tutto il paese, suscitare la simpatia dello stesso popolo giapponese e guadagnare l’appoggio della maggior parte degli stati del mondo; — terzo, che la Cina era inoltre un paese molto grande, con un territorio vasto e risorse abbondanti, con popolazione e soldati numerosi che erano in grado di sostenere una guerra di lunga durata; — quarto; che la Cina, conducendo una guerra giusta e progressista, era sicura di ottenere un largo sostegno internazionale. Il vantaggio del Giappone consisteva dunque nella sua potenza militare, che era proprio il punto debole della Cina; era questo fattore a determinare il carattere ineluttabile della guerra e l’impossibilità per la Cina di riportare una rapida vittoria. Ma il vantaggio della Cina consisteva nel fatto che conduceva una guerra progressista e giusta, che era un vasto paese e beneficiava di numerosi fattori favorevoli nonché di un largo sostegno sul piano internazionale. Proprio questi erano i punti deboli del Giappone, e questi avrebbero deciso che la vittoria finale sarebbe stata riportata dalla Cina e non dal Giappone. Lo si vide chiaramente: il destino della guerra cino-giapponese non fu determinato da questo o quell’aspetto particolare, ma dall’insieme di tutti questi fattori specifici fondamentali, che si trovavano in contraddizione sia da una parte che dall’altra. Fu il loro insieme a decidere dello sviluppo della guerra e del suo destino. La guerra cino-giapponese non poteva essere che una guerra di lunga durata in cui la vittoria finale sarebbe stata riportata dalla Cina. Inoltre, per esaminare un problema dal punto di vista del materialismo dialettico e del materialismo storico è necessario compierne un’analisi storica. Tutto dipende dal tempo, dal luogo e dalle condizioni. Orbene, l’analisi di una questione esige che la si situi nel suo ambiente storico. Ogni problema affrontato senza tenere conto delle circostanze storiche concrete che lo caratterizzano è astratto e non si risolve. Stalin, nella sua opera Materialismo dialettico e materialismo storico, offre due esempi che illustrano, in maniera pertinente, il punto di vista storico. Il sistema schiavistico, nelle condizioni della nostra epoca, sarebbe un fenomeno aberrante; ma nelle condizioni della disgregazione del sistema comunitario primitivo era una realtà del tutto conforme alla legge del corso delle cose, perché rappresentava una tappa superiore dello sviluppo storico. L’altro esempio è quello della repubblica democratico-borghese: nella Russia zarista del 1905, la rivendicazione di una repubblica democratico-borghese era rivoluzionaria, perché rappresentava un progresso rispetto al regime zarista. Ma questa rivendicazione è controrivoluzionaria nelle condizioni della dittatura del proletariato, perché segnerebbe senza dubbio un passo indietro. Ecco esempi di analisi storiche concrete. Ogni cosa è in continua trasformazione e in ogni campo è necessario fare un’analisi storica. Infine, l’esame di un problema dal punto di vista del materialismo dialettico e del materialismo storico richiede un’analisi di classe. In una società divisa in classi è necessario intraprendere l’analisi di classe per ogni fenomeno, se si vuole conoscerne la natura fondamentale. Ogni fenomeno sociale ha un contenuto di classe; la democrazia, la libertà, la pace sono la democrazia, la libertà, la pace per una classe determinata: non esistono al di sopra ‘ classi. Se eliminiamo il contenuto di classe di queste nozioni, non restano che concetti vuoti. In realtà la democrazia, la libertà, la pace di qualunque società hanno un contenuto concreto. La democrazia, la libertà, la pace di una società capitalistica sono la democrazia, la libertà, la pace per la borghesia, ma per il proletariato e tutto il popolo lavoratore sono oppressione e sfruttamento. Il popolo lavoratore può goder democrazia, libertà e pace solo in un sistema socialista; ma il sistema socialista non concede questo diritto agli elementi reazionari; accorda loro solamente la possibilità di vivere onestamente, ma non di parlare e di agire facendo disordini. Così la democrazia, la libertà e la pace, tanto nel regime borghese che nel sistema socialista non sono nozioni astratte e al di sopra delle classi, ma presentano uno specifico contenuto di classe. Bisogna dunque fare un’analisi di classe; parlare astrattamente, al di fuori di ogni analisi di classe, significa ingannare la gente ed è estremamente nefasto. Il metodo di analisi di classe è, per il marxismo, il metodo fondamentale d’analisi dei fenomeni di una società divisa in classi. Eluderlo vorrebbe dire esporsi al rischio di perdere l’orientamento quando ci si trova alle prese con una lotta di classe complessa. Durante la fase storica della società socialista, le classi, le contraddizioni di classe continuano a esistere dall’inizio fino alla fine. Il metodo d’analisi di classe non è superato, resta il nostro metodo fondamentale per l’analisi dei fenomeni sociali. Il marxismo considera che l’analisi concreta delle realtà concrete e l’analisi di classe dei fenomeni sociali costituiscano il metodo più radicale per la ricerca della verità, e l’unico per raggiungerla. L’analisi concreta delle situazioni concrete è lo spirito vitale del marxismo. NOTE [1] Traduzione italiana del IV capitolo del libro di Zhang Enci: Conoscenza e verità redatta sull’edizione originale cinese, stampata a Pechino dalla Casa Editrice del popolo nel gennaio 1964 e ristampata nel maggio del 1972. Tra le traduzioni esistenti citiamo: Connaissance e verité, Nuoveau bureau d’édition, Paris Conoscenza e verità, Collettivo editoriale 10/16 Milano Conoscenza e verità secondo la teoria del riflesso, edizione Lavoro Liberato [2] Lenin, Opere complete, edizione cinese, vol. VII, p. 407; Editori Riuniti, Roma 1959, vol. VII, p. 399. [3] Marx-Engels, Opere complete, ed. cinese, vol. XII, p. 750; «Opere scelte», Editori Riuniti, Roma 1969, p. 730 (Marx, Introduzione a «Per la critica dell’economia politica). [4] Ibidem, p. 751; ibidem, p. 731 [5]. Lenin, Opere complete, ed. cinese, vol. 38, p. 209; «Opere scelte », Edizioni Progress, Mosca 1973, voI. III (Quaderni filosofici - Sulla «Scienza della Logica» di Hegel). [6] Mao Zedong, Sulla giusta soluzione delle contraddizioni in seno. al popolo, in «Antologia», Edizioni Oriente, Milano 1968, p. 379 [7].Lenin, Opere, Editori Riuniti, Roma 1965, vol. 33, p. 273 («Statistica e sociologia»). |