IL CAPITALE

LIBRO III

SEZIONE VI

TRASFORMAZIONE DEL PLUSPROFITTO IN RENDITA FONDIARIA

CAPITOLO 42

LA RENDITA DIFFERENZIALE II.

SECONDO CASO: IL PREZZO DI PRODUZIONE DIMINUISCE.

Il prezzo di produzione può diminuire sia quando gli investimenti addizionali di capitale hanno un saggio di produttività costante, sia quando questo saggio è decrescente, oppure crescente.

I. LA PRODUTTIVITÀ DELL’INVESTIMENTO ADDIZIONALE DI CAPITALE RIMANE COSTANTE.

In questo caso si presuppone quindi che il prodotto aumenti nella stessa proporzione del capitale investito nei vari tipi di terreno ed in rapporto alla loro rispettiva qualità.

Ciò implica, sempre presupponendo costanti le differenze fra i vari tipi di terreno, un aumento del plusprodotto, proporzionale all’accresciuto investimento di capitale.

Questo caso esclude quindi qualsiasi investimento addizionale di capitale nel terreno A che possa influenzare la rendita differenziale. In questo terreno il saggio del plusprofitto è zero; esso rimane quindi zero, poiché noi abbiamo presupposto che la forza produttiva del capitale addizionale e quindi il saggio del plusprofitto rimangano invariati.

Ma, in tali condizioni, il prezzo di produzione regolatore può cadere soltanto perché, in luogo del prezzo di produzione di A, quello del terreno immediatamente precedente nella graduatoria per qualità, cioè B, o di qualsiasi altro terreno migliore di A, diventa il regolatore; il capitale quindi è sottratto da A, oppure anche da A e da B, nel caso che il prezzo di produzione del terreno C diventi il prezzo regolatore e che quindi ogni terreno inferiore venga estromesso dalla concorrenza dei tipi di terreno che producono grano. Perché questo si verifichi sarebbe necessario, secondo le premesse fatte, che il prodotto addizionale degli investimenti addizionali di capitale soddisfi il fabbisogno, così che non vi è più bisogno della produzione del terreno inferiore A, ecc., per assicurare l’offerta.

Prendiamo quindi, ad esempio, la tabella II (cap. 41) , ma in modo tale che 18 qli, in luogo di 20, soddisfino la domanda. Il terreno A verrebbe eliminato; B con il suo prezzo di produzione di 360 € diventerebbe regolatore. In tal caso la rendita differenziale assume la forma seguente:

Tabella IV

Tipi di terreno

capitale

profitto

Costi di produzione

prodotto

Prezzi di vendita

ricavato

rendita

Saggio del plusprofitto

 

acri

qli

qli

%

B

1

1.200

240

1.440

4

360

1.440

0

0

0

C

1

1.200

240

1.440

6

360

2.160

2

720

60

D

1

1.200

240

1.440

8

360

2.880

4

1.440

120

Totale

3

3.600

720

4.320

18

 

6.480

6

2.160

 

In altre parole, la rendita complessiva, confrontata con la tabella Il, sarebbe caduta in denaro da 8.640 €. a 2.160 €. e in grano da 12 qli a 6 qli, mentre la produzione complessiva sarebbe caduta soltanto di 2 qli, da 20 a 18. Il saggio del plusprofitto, ragguagliato al capitale, sarebbe caduto della metà, dal 180% al 90%  (I due saggi medi del plusprofitto (saggi medi della rendita) sono calcolati in modo diverso; il primo sul capitale complessivo, il secondo soltanto sul capitale dei tipi di terreno che producono della rendita. Se applichiamo la definizione del saggio medio di rendita, data da Marx  nel cap. 39 di questo libro, ossia saggio medio di rendita = rental complessiva divisa per il capitale complessivo anticipato, i saggi nel caso presente ammontano al  l80%  e al 60%. Differenze analoghe nel calcolo del saggio medio di rendita si trovano anche in quanto segue).

Alla caduta del prezzo di produzione corrisponde quindi, in questo caso, la diminuzione della rendita in grano e in denaro.

Rispetto alla tabella I (cap. 41) diminuisce solo la rendita monetaria; la rendita in grano è in entrambi i casi di 6 qli, ma, nel primo caso, questi apportano 4.320 €., in questo 2.160 €. Per quanto riguarda il terreno C, la rendita in grano, confrontata alla tabella I, è rimasta invariata. Infatti, in conseguenza della produzione addizionale, ottenuta per mezzo del capitale addizionale operante in modo uni forme, il prodotto di A è stato estromesso dal mercato e con ciò il terreno A è stato eliminato dalla schiera degli agenti produttivi in concorrenza e si è costituita una nuova rendita differenziale I, nella quale il terreno migliore B adempie la medesima funzione che spettava precedentemente al tipo di terreno inferiore A. Per conseguenza da un lato la rendita di B scompare; dall’altro nulla si è modificato nella differenza fra B, C e D, in seguito all’investimento di capitale addizionale, secondo la nostra premessa. Per questa ragione la parte del prodotto che è convertita in rendita, diminuisce.

Se il risultato precedente, — soddisfacimento della domanda con esclusione di A — fosse una conseguenza del fatto che in C o D, oppure in entrambi, fosse stato investito un capitale maggiore del doppio, la cosa assumerebbe un aspetto differente.

Supponiamo, ad esempio, che il terzo investimento di capitale sia fatto in C:

Tabella IVa

Tipi di terreno

capitale

profitto

Costi di produzione

prodotto

Prezzi di vendita

ricavato

rendita

Saggio del plusprofitto

 

acri

qli

qli

%

B

1

1.200

240

1.440

4

360

1.440

0

0

0

C

1

1.800

360

2.160

9

360

3.240

3

1.080

60

D

1

1.200

240

1.440

8

360

2.880

4

1.440

120

Totale

3

4.200

840

5.040

21

 

7.560

7

2.520

 

In questo caso, confrontato con la tabella IV, il prodotto di C è aumentato da 6 qli a 9, il plusprodotto da 2 qli a 3, la rendita in denaro da 720 €. a 1.080 €. Confrontato con la tabella II , nella quale la rendita monetaria era di 2.880 €, e con la tabella I, nella quale era di 1.440 €., essa è invece diminuita. La rendita complessiva in grano di 7 qli è diminuita, confrontata con la tabella II (12 qli), ma aumentata in confronto con la tabella I (6 qli); la rendita in denaro (2.520 €.), confrontata con entrambe le altre tabelle (4.320 €. e 8.640 €.), è diminuita.

Se il terzo investimento di capitale, di 600 €., fosse stato applicato al terreno B, avrebbe, é vero, alterato la quantità della produzione, ma non avrebbe toccato la rendita, per il fatto che i successivi investimenti di capitale, secondo le nostre premesse, non apportano differenze sul medesimo tipo di terreno ed il terreno B non produce rendita.

Se invece supponiamo che il terzo investimento di capitale riguardi D anziché C, abbiamo:

Tabella IVb

Tipi di terreno

capitale

profitto

Costi di produzione

prodotto

Prezzi di vendita

ricavato

rendita

Saggio del plusprofitto

 

acri

qli

qli

%

B

1

600

240

1.440

4

360

1.440

0

0

0

C

1

600

240

2.160

6

360

2.160

2

720

60

D

1

1.800

360

1.440

12

360

4.320

6

2.160

120

Totale

3

4.200

840

5.040

22

 

7.920

8

2.880

 

Qui il prodotto complessivo è di 22 qli, più del doppio di quello della tabella I, quantunque il capitale investito sia sola mente di 4.200 €., in confronto a 2.400 €., cioè non ammonti al doppio. Il prodotto complessivo è inoltre di 2 qli maggiore di quello della tabella II, quantunque il capitale anticipato sia in quest’ultima maggiore, ammontando precisamente a 4.800 €.

Confrontata con la tabella I, la rendita in grano, sul terreno D, è aumentata da 3 qli a 6, mentre la rendita monetaria è rimasta la stessa, 2.160 €. Confrontata con la tabella 11 la rendita in grano di D è rimasta la stessa, precisamente 6 qli, ma la rendita monetaria è caduta da 4.320 €. a 2.160 €.

Per quanto riguarda le rendite complessive, la rendita in grano della tabella IV b è di 8 qli, maggiore di quella della tabella I, che è di 6 qli e di quella della tabella IV a che è di 7 qli, minore invece di quella della tabella Il, che è di 12 qli. La rendita in denaro della tabella IV b, 2.880 €., è maggiore di quella della tabella IV a, che è di 2.520 €. e minore di quella della tabella I, che è di 4.320 €., e di quella della tabella II che è di 8.640 €.

Perché la rental complessiva nelle condizioni della tabella IV b, dopo la eliminazione della rendita su B, possa eguagliare quella della tabella I, abbiamo ancora bisogno di un plusprodotto di 720 €., ossia 4 qli a 360 €., che è il nuovo prezzo di produzione. Avremmo allora ancora una volta una rental complessiva di 4.320 €., come nella tabella I. La grandezza del capitale addizionale richiesto a tal fine varierà, secondo che noi l’investiamo in C o in , oppure lo distribuiamo fra i due.

Su C, 1.200 €. di capitale apportano un plusprodotto di 2 qli, quindi 2.400 €. di capitale addizionale apportano un plusprodotto addizionale di 4 qli. Per D, 1.200 €. di capitale addizionale sono sufficienti a produrre 4 qli addizionali della rendita in grano, nella nostra ipotesi di partenza, che la produttività degli investimenti addizionali di capitale rimanga invariata.

Avremmo allora le tabelle seguenti:

Tabella IVc

Tipi di terreno

capitale

profitto

Costi di produzione

prodotto

Prezzi di vendita

ricavato

rendita

Saggio del plusprofitto

 

acri

qli

qli

%

B

1

1.200

240

1.440

4

360

1.440

0

0

0

C

1

3.600

720

4.320

18

360

6.480

6

2.160

60

D

1

1.800

360

2.160

12

360

4.320

6

2.160

120

Totale

3

6.600

1.320

7.920

34

 

12.240

12

4.320

 

Tabella IVd

Tipi di terreno

capitale

profitto

Costi di produzione

prodotto

Prezzi di vendita

ricavato

rendita

Saggio del plusprofitto

 

acri

qli

qli

%

B

1

1.200

240

1.440

4

360

1.440

0

0

0

C

1

1.200

240

1.440

6

360

2.160

2

720

60

D

1

3.000

600

3.600

20

360

7.200

10

3.600

120

Totale

3

5.400

1.080

6.480

30

 

10.800

12

4.320

 

La rental complessiva in denaro sarebbe esattamente la metà di quella della tabella II, nella quale i capitali addizionali erano stati investiti a prezzi di produzione costante.

La cosa più importante è il confronto fra le tabelle di cui sopra e la tabella I (cap.39).

Noi troviamo che la rental complessiva in denaro è rimasta invariata, precisamente 4.320 €., mentre il prezzo di produzione è caduto di una metà, da 720 € a 360 € per quintale, e che la corrispondente rendita in grano si è raddoppiata, precisamente da 6 qli a 12. La rendita su B è scomparsa; su C la rendita in denaro si è accresciuta di una metà nella tabella IV c, ma è caduta di una metà nella tabella IV d; su D la rendita monetaria è rimasta invariata, 2.160 €., nella tabella IV c, ed è aumentata da 2.160 €. a 3.600 €. nella tabella IV d. La produzione, si è accresciuta da 10 qli a 34 qli nella tabella IV c, ed a 30 qli nella tabella IV d; il profitto da 480 €. a 1.320 €. nella tabella IV c ed a 1.080 €. nella tabella IV d. L’investimento complessivo di capitale si è accresciuto nel primo caso da 2.400 €. a 6.600 €., e nell’altro da 2.400 €. a 5.400 €., in entrambi i casi quindi di più del doppio. Il saggio della rendita, ossia la rendita ragguagliata al capitale anticipato, è lo stesso in tutte le tabelle, dalla IV alla IV d, per ogni tipo di terreno, il che era già implicito nella premessa fatta, che si sarebbe presupposto costante il saggio di produttività dei due successivi investimenti di capitale in ogni tipo di terreno. Ma confrontato con la tabella I, questo saggio è diminuito, sia per la media di tutti i tipi di terreno, che per ognuno di essi individualmente. Nella tabella I esso era in media il 180%, mentre nella IV esso è (18 : 27,5) ∙ 100 = 65,45%  e nella IV d è (18 : 22,5) ∙ 100 = 80%.

La rendita media in denaro per acro è aumentata. Precedentemente, nella tabella I, questa media era su tutti e quattro gli acri di 1.080 €. per acro, mentre ora nella IVc e d, è di 1.440 € per acro sui 3 acri. La sua media, sulla terra produttiva di rendita, era precedentemente di 1.440 €. ed ora è di 2.160 €. per acro. Quindi il valore in denaro della rendita per acro si è accresciuto e rappresenta ora un prodotto di grano raddoppiato rispetto a prima; ma i 12 qli di rendita in grano sono ora meno di una metà del prodotto complessivo di 34 e 30 qli rispettivamente, mentre nella tabella I i 6 qli rappresentano i 3/5 del prodotto complessivo di 10 qli. Conseguentemente, quantunque la rendita, considerata come parte aliquota del prodotto complessivo, sia diminuita e sia anche diminuita se calcolata sul capitale sborsato, tuttavia il suo valore in denaro, calcolato per acro, si è accresciuto ed ancora di più il suo valore come prodotto. Se noi prendiamo il terreno D nella tabella IVd, troviamo che i costi di produzione ammontano a 3.600 €., di cui 3.000 €. rappresentano il capitale sborsato. La rendita in denaro è di 3.600 €. Nella tabella I per il medesimo terreno D, i costi di produzione ammontavano a 720 €., il capitale sborsato a 600 €., la rendita in denaro a 2.160 €., ossia, la rendita in denaro ammontava a tre volte i costi di produzione ed a quasi quattro volte il capitale. Nella tabella IV d, la rendita in denaro per D, 3.600 €., è esattamente uguale ai costi di produzione e solamente di 1/5 maggiore del capitale. Tuttavia la rendita in denaro per acro è di 2/3 maggiore, precisamente 3.600 €. in luogo di 2.160 €. Nella tabella I la rendita in grano di 3 qli costituisce i 3/4 del prodotto complessivo di 4 qli; nella tabella IVd essa è di 10 qli, ossia una metà del prodotto complessivo (20 qli) di un acro di D. Questo dimostra che il valore in denaro ed il valore in grano della rendita per acro possono accrescersi, quantunque essa costituisca una parte aliquota minore del ricavo totale e sia diminuita in proporzione al capitale anticipato.

Il valore del prodotto complessivo nella tabella I è di 7.200 €. La rendita, con 4.320 €., ne rappresenta più della metà. Il valore del prodotto complessivo della tabella IVd è di 10.800 €., la rendita è di 4.320 €., ossia meno della metà.

La ragione per cui, nonostante la diminuzione di prezzo di 360 €. per quintale, cioè del 50%, e nonostante la riduzione del terreno in concorrenza da 4 acri a 3, la rendita complessiva in denaro rimane la stessa e la rendita in grano si raddoppia, mentre, ragguagliate ad un acro, sia la rendita in grano che la rendita in denaro si accrescono, è che vengono prodotti più qli di plusprodotto. Il prezzo del grano diminuisce del 50%, il plusprodotto aumenta del 100%. Ma al fine di raggiungere questo risultato, la produzione complessiva, secondo le condizioni che abbiamo poste come premessa, deve essere triplicata, e l’investimento del capitale nei terreni migliori deve essere più che raddoppiato. In quale proporzione questo investimento debba accrescersi, dipende in primo luogo dalla distribuzione degli investimenti addizionali di capitale fra i tipi di terreno migliori e quelli meno buoni, sempre supponendo che la produttività del capitale in ogni tipo di terreno si accresca proporzionalmente alla sua grandezza.

Se la diminuzione del prezzo di produzione fosse meno sensibile, verrebbe richiesta, per la produzione della medesima rendita in denaro, una quantità minore di capitale addizionale. Se l’offerta, che è necessaria al fine di estromettere il terreno A dalla coltivazione — e ciò dipende non soltanto dal prodotto per acro di A, ma anche dalla parte proporzionale, spettante ad A rispetto all’intera superficie coltivata — fosse maggiore, e quindi fosse maggiore anche l’ammontare di capitale addizionale richiesto in un terreno migliore di A, allora, rimanendo invariate le altre circostanze, la rendita in denaro e la rendita in grano aumenterebbero ulteriormente, anche se entrambe sparirebbero sul terreno B.

Se il capitale eliminato di A fosse di 1.200 €., dovremmo porre a confronto le tabelle II e IVd.

Il prodotto complessivo aumenterebbe da 20 a 30 qli. La rendita in denaro sarebbe ridotta della metà, 4.320 €. in luogo di 8.640 €.; la rendita in grano sarebbe la stessa, precisamente 12 qli.

Se un prodotto complessivo di 44 qli, corrispondente 15.840 €., potesse essere prodotto su D con un capitale di 6.600 €. — in conformità col vecchio saggio di D,  4 qli per 600 € di capitale —  la rental complessiva raggiungerebbe ancora una volta il livello della tabella II e noi avremmo il prospetto seguente:

tipo di terreno

capitale

prodotto

Rendita in prodotto

Rendita in denaro

 

qli

qli

B

1.200

4

0

0

C

1.200

6

2

720

D

6.600

44

22

7.920

totale

9.000

54

24

8.640

La produzione complessiva sarebbe di 54 qli rispetto a 20 qli della tabella II, e la rendita in denaro sarebbe la stessa 8.640 €. Ma il capitale complessivo sarebbe di 9.000 €., mentre nella tabella II ammontava a 4.800 €. Il capitale complessivo anticipato sarebbe quasi raddoppiato, mentre la produzione sarebbe quasi triplicata; la rendita in grano si sarebbe raddoppiata, la rendita in denaro sarebbe rimasta invariata. Di conseguenza, se il prezzo cade, come risultato dell’investimento di capitale monetario addizionale [-]  mentre la produttività rimane costante [-]  sui terreni migliori, produttivi di rendita, vale a dire su tutti i terreni superiori ad A, il capitale complessivo ha la tendenza a non accrescersi nella stessa proporzione della produzione e della rendita in grano; così che l’aumento della rendita in grano può offrire una compensazione per la perdita di rendita in denaro dovuta al prezzo in diminuzione. La medesima legge si manifesta anche nel fatto che il capitale anticipato deve essere tanto maggiore quanto più alto è il suo investimento in C, rapportato a quello in D, nei terreni che pagano una rendita minore, rispetto a quelli che apportano una rendita più elevata. Il punto è semplicemente questo: affinché la rendita in denaro possa rimanere invariata od accrescersi, è necessario produrre una certa quantità addizionale di plusprodotto e il capitale a tal fine richiesto è tanto minore, quanto maggiore è la produttività dei terreni che apportano del plusprodotto. Se la differenza fra B e C e fra C e D fosse ancora più accentuata, si richiederebbe una quantità ancora minore di capitale addizionale. La proporzione è determinata:

1)    dalla proporzione secondo cui il prezzo diminuisce, quindi dalla differenza fra il terreno B, che ora non produce rendita, ed il terreno A, che precedentemente era il terreno che non produceva rendita;

2)     dalla proporzione fra le differenze dei migliori tipi di terreno da B in linea ascendente;

3)     dall’ammontare del capitale addizionale investito ex novo,

4)     dalla sua distribuzione fra le diverse qualità di terreno.

Vediamo quindi che la legge conferma semplicemente ciò che noi abbiamo già affermato a proposito del primo esempio: quando il prezzo di produzione è dato, qualunque esso sia, la rendita può aumentare per effetto di un esborso addizionale di capitale. Infatti, in seguito alla eliminazione di A, abbiamo ora una nuova rendita differenziale I con B, trasformato ora nel terreno peggiore, e un nuovo prezzo di produzione di 360 €. per quintale. Ciò vale tanto per la tabella IV che per la tabella II. Si tratta sempre della stessa legge, soltanto che si prende come punto di partenza il terreno B, in luogo di A, e un prezzo di produzione di 360 €. in luogo di 720 €.

L’unica cosa importante è qui la seguente: nella misura in cui una certa quantità indeterminata di capitale addizionale era richiesta, al fine di sottrarre il capitale dal terreno A e di soddisfare l’offerta senza di esso, risulta che questo nuovo investimento può essere accompagnato da una rendita per acro costante, crescente o decrescente, se non su tutti i terreni, almeno su alcuni di essi, e per quanto riguarda la media dei terreni coltivati. Si è visto che tra la rendita in grano e la rendita in denaro non esiste un rapporto costante. Ma si deve solamente alla tradizione se la rendita in grano continua ad esser presa in considerazione nell’economia. Si potrebbe altrettanto bene dimostrare che un fabbricante può acquistare molto più del suo proprio filo, con il suo profitto di 1.200 €., di quanto egli potesse acquistarne precedentemente con un profitto di 2.400 €. Ciò mostra in ogni caso che i signori proprietari fondiari, quando siano al tempo stesso proprietari o soci di manifatture, quali raffinerie di zucchero, distillerie, ecc., possono pur sempre lucrare guadagni considerevoli anche quando la rendita in denaro è in diminuzione, quali produttori della loro propria materia prima.

II - IL. SAGGIO DECRESCENTE DI PRODUTTIVITÀ DEI CAPITALI ADDIZIONALI.

Ciò non presenta nulla di nuovo, nel senso che il prezzo di produzione anche in questo caso, come nel caso precedentemente considerato, può cadere unicamente quando gli investimenti addizionali di capitale in tipi di terreno migliori di A rendono il prodotto di A superfluo e sottraggono quindi il capitale da A, o portano all’utilizzazione di A per altre produzioni. Abbiamo esaminato questo caso (cap 39)  esaurientemente e abbiamo visto che la rendita in grano la rendita in denaro per acro può aumentare, diminuire o rimane invariata. Al fine di facilitare il confronto, riproduciamo innanzitutto:

Tabella I

Tipi di terreno

capitale

profitto

Costi di produzione

prodotto

rendita

Saggio del plusprofitto

 

acri

qli

qli

%

A

1

600

120

720

1

0

0

0

B

1

600

120

360

2

2

720

120

C

1

600

120

240

3

3

1.440

240

D

1

600

120

180

4

3

2.160

360

Totale

4

2.400

 

 

10

6

4.320

 

Media

 

 

 

 

 

 

 

180

Supponiamo ora che il prodotto di 16 qli, fornito da B, C, D, con un saggio di produttività decrescente, sia sufficiente per estromettere A dalla coltivazione. In questo caso la tabella III è trasformata nella seguente:

Tabella V

Tipi di terreno

capitale

profitto

prodotto

Prezzi di vendita

ricavato

rendita

Saggio del plusprofitto

 

acri

qli

qli

%

B

1

600+600=1.200

240

2+1,5 = 3,5

410,4 

1.440

0

0

0

C

1

600+600=1.200

240

3+2= 5

410,4

2.056,8

1,5

616,8 

51,43

D

1

600+600=1.200

240

4+3,5 = 7,5

410,4

3086,4

4

1.646,4

137,14

Totale

3

3.600

 

16

 

6.583,2

5,5

2.263,2

 

Media

 

 

 

 

 

 

 

 

62 ,86

Qui con un saggio decrescente della produttività dei capitali addizionali e con diverso grado di diminuzione per differenti tipi di terreno, il prezzo regolatore di produzione è diminuito da 720 €. a 410,4 €. L’investimento di capitale si è accresciuto di una metà, da 2.400 €. a 3.600 €. La rendita in denaro è caduta da 4.320 €. a 2.340 €., mentre la rendita in grano è diminuita soltanto di 1/12, da 6 qli a 5,5 qli. Il prodotto complessivo è aumentato da 10 a 16, ossia del 60%. La rendita in grano costituisce poco più di 1/3 del prodotto complessivo. Il rapporto fra il capitale anticipato e la rendita in denaro è di 3.600 : 2.263,2, mentre il rapporto precedente era di 2.400 : 4.320.

III. SAGGIO CRESCENTE DI PRODUTTIVITÀ DEI CAPITALI ADDIZIONALI.

Questo caso differisce dalla variante I all’inizio di questo capitolo, in cui il prezzo di produzione diminuisce mentre il saggio di produttività rimane invariato, unicamente per il fatto che, se è necessario un dato prodotto addizionale per estromettere il terreno A, ciò avviene qui più rapidamente.

Sia quando la produttività degli investimenti addizionali di capitale è in aumento che quando è in diminuzione, gli effetti saranno diversi secondo la distribuzione degli investimenti fra i vari tipi di terreno. Nella stessa proporzione in cui questi effetti diversi compensano le differenze, oppure le accentuano, si verificherà una diminuzione, oppure un aumento della rendita differenziale dei migliori tipi di terreno e quindi della rental complessiva, come abbiamo già visto nell’analisi della rendita differenziale I. Per il resto, tutto dipende dalla grandezza della superficie e del capitale che sono estromessi insieme col terreno A, e dal relativo anticipo di capitale che, con una produttività crescente, è necessario per fornire il prodotto addizionale che deve coprire la domanda.

L’unico punto che vale la pena di analizzare qui e che ci riporta da solo all’indagine di come questo profitto differenziale si converta in rendita differenziale, è il seguente:

Nel primo caso, in cui il prezzo di produzione rimane invariato, il capitale addizionale che può essere investito nel terreno A non influisce sulla rendita differenziale in quanto tale, poiché il terreno A continua a non produrre nessuna rendita e il prezzo del suo prodotto non subisce mutamenti e continua a regolare il mercato.

Nel secondo caso della variante I, in cui il prezzo di produzione diminuisce, mentre il saggio di produttività rimane invariato, il terreno A viene necessariamente eliminato e lo sarà anche più nella variante Il (in cui tanto il prezzo di produzione che il saggio di produttività diminuiscono), perché, in caso contrario, il capitale addizionale sul terreno A dovrebbe far aumentare il prezzo di produzione. Ma qui, nella variante III del secondo caso, in cui il prezzo di produzione diminuisce perché la produttività del capitale addizionale si accresce, questo capitale addizionale può eventualmente essere investito tanto sul terreno A che sui migliori tipi di terreno.

Supponiamo che un capitale addizionale di 600 €., investito nel terreno A, produca 1,2 qli in luogo di 1 qle.

Tabella VI

Tipi di terreno

capitale

profitto

Costi di produzione

prodotto

Prezzi di vendita

ricavato

rendita

Saggio del plusprofitto

 

acri

qli

qli

%

A

1

600+600=1200

240

1.440

1+1,2 = 2,2 

655,2

1.440

0

0

0

B

1

600+600=1200

240

1.440

2+2,4 = 4,4

655,2

2.880

2,2

1.440

120

C

1

600+600=1200

240

1.440

3+3,6 =  6,6

655,2

4.320

4,4

2.880

240

D

1

600+600=1200

240

1.440

4 + 4,8= 8,8

655,2

5.760

6,6

4.320

360

Totale

4

4.800

960

5.760

22

 

14.400

13,2

8.640

 

Media

 

 

 

 

 

 

 

 

 

180

Questa tabella si deve confrontare, oltre che con la tabella base I anche con la tabella Il (cap 41) , nella quale l’investimento doppio di capitale è collegato con una produttività costante, proporzionale all’investimento di capitale.

Secondo l’ipotesi fatta, il prezzo di produzione regolatore diminuisce. Se, invece, rimanesse costante, a 720 €., il terreno peggiore A che, precedentemente, con un investimento di capitale di solo 600 €., non produceva nessuna rendita, ne produrrebbe ora, senza che del terreno peggiore fosse sottoposto a coltivazione; ciò si verificherebbe per il fatto che la produttività di questo terreno si sarebbe accresciuta, ma soltanto per una parte, non per il capitale originario in esso investito. Le prime 720 €. di costo di produzione apportano 1 qle; le seconde apportano 1,2 qli; ma l’intero prodotto di 2,2 qli è ora venduto al suo prezzo medio. Poiché il saggio della produttività si accresce con l’investimento addizionale di capitale, ciò implica un miglioramento. Causa di questo miglioramento può essere stato un generale aumento di capitale per acro (una maggiore quantità di concime, di lavoro meccanizzato ecc.), oppure il fatto che, esclusivamente per mezzo di questo capitale addizionale, diventa possibile ottenere un investimento qualitativamente diverso, più produttivo, del capitale. In ambedue i casi, con una spesa di un capitale di 1.200 €. per acro, è stato ottenuto un prodotto di 2,2 qli, mentre con l’investimento di una metà di questo capitale, ossia 600 €., il prodotto è stato solo di 1 qle. Il prodotto del terreno A, prescindendo da condizioni transitorie del mercato, non potrebbe continuare ad essere venduto ad un prezzo di produzione più elevato, anziché al nuovo prezzo medio a meno che una superficie considerevole della classe di terreno A rimanesse sotto coltivazione con un capitale di solamente 600 €. per acro. Ma non appena il nuovo rapporto di 1.200 €. di capitale per acro, ed insieme il miglioramento della coltivazione che ne consegue, diventassero la regola, il prezzo di produzione regolatore dovrebbe cadere a 655,2 €. La differenza fra le due porzioni di capitale scomparirebbe e, di fatto la coltivazione di un acro di terreno A con un capitale di sole 600 €. diverrebbe anormale, non corrisponderebbe alle nuove condizioni di produzione. Non si tratterebbe più di una differenza fra il provento di diverse porzioni di capitale sul medesimo acro, ma di una differenza fra un sufficiente e un insufficiente investimento complessivo di capitale per acro. Ciò mostra innanzitutto, che un capitale insufficiente in mano a un rilevante numero di affittuari (deve essere un numero rilevante, poiché un numero esiguo sarebbe semplicemente costretto a vendere al di sotto del suo prezzo di produzione) produce effetti analoghi a quelli provenienti da una differenziazione dei tipi di terreno stessi in una successione discendente. La coltivazione su un terreno inferiore accresce la rendita sul terreno superiore; essa può anche creare una rendita sul terreno della stessa qualità meglio coltivato, che altrimenti non produrrebbe rendita alcuna. Si vede in secondo luogo, come la rendita differenziale, nella misura in cui deriva da successivi investimenti di capitale nella medesima superficie complessiva, si risolva in realtà in una media, in cui gli effetti dei differenti investimenti di capitale non sono più a lungo riconoscibili e distinguibili, e quindi non creano una rendita sul terreno peggiore, ma piuttosto

1)     trasformano il prezzo medio del prodotto complessivo, poniamo di un acro di A, nel nuovo prezzo regolatore;

2)     si presentano come cambiamenti nella quantità complessiva di capitale per acro che è richiesta nelle nuove condizioni per una sufficiente coltivazione del terreno, e in cui i singoli investimenti successivi di capitale, come pure i loro rispettivi effetti, sono amalgamati in modo indistinguibile.

Lo stesso si verifica per le rendite differenziali individuali dei migliori tipi di terreno. In ogni caso esse sono determinate dalla differenza tra il prodotto medio del relativo tipo di terreno e il prodotto del terreno peggiore, con l’investimento accresciuto di capitale che è diventato il normale.

Nessun terreno apporta un prodotto di qualsiasi natura senza un investimento di capitale, quindi anche nel caso della rendita differenziale semplice, o rendita differenziale I; quando noi diciamo che un acro di A, terreno che regola il prezzo di produzione, dà una certa quantità di prodotto a un certo prezzo, e che i migliori tipi di terreno B, C, D, danno una certa quantità di prodotto differenziale, e quindi, al prezzo regolatore, una determinata rendita in denaro, si presuppone sempre che venga impiegato un determinato capitale considerato come normale, date le esistenti condizioni di produzione. Precisamente come è richiesto un determinato minimo di capitale per ogni ramo di industria, perché le merci possano essere fabbricate al loro prezzo di produzione.

Se questo minimo viene modificato in conseguenza del successivo investimento di capitale che si verifica sullo stesso terreno e che comporta miglioramenti, ciò si attua gradualmente. Fino a che un certo numero di acri, poniamo di A, non riceve questo capitale addizionale di esercizi, si crea una rendita sugli acri di A meglio coltivati, essendo rimasto invariato il prezzo di produzione, e la rendita di tutti i migliori tipi di terreno B, C, D si accresce. Ma non appena il nuovo genere di coltivazione si è affermato abbastanza da essere diventato normalità, il prezzo di produzione diminuisce; la rendita delle terre migliori declina di nuovo, e quella parte del terreno A che non possiede il capitale di esercizio medio, corrispondente alle nuove condizioni, deve vendere il suo prodotto al di sotto del suo prezzo individuale di produzione, quindi al di sotto del profitto medio.

Nel caso di un prezzo di produzione in diminuzione, ciò si verifica parimenti, anche diminuendo la produttività del capitale addizionale, non appena il prodotto complessivo necessario sia fornito dai tipi di terreno migliori, in conseguenza dell’accresciuto investimento di capitale, così che il capitale di esercizio è sottratto, ad esempio, da A, che non entra quindi più in concorrenza nella produzione di questo prodotto determinato, poniamo di grano. La quantità di capitale, che è ora impiegato in media nel nuovo terreno regolatore, di qualità superiore, B, è ora considerata normale; e quando parliamo della diversa fertilità dei terreni si sottintende che venga impiegata questa nuova quantità normale di capitali per acro.

D’altro lato è evidente che questo investimento medio di capitale, che in Inghilterra, ad esempio, prima del 1848 era di 8 Lst. per acro e di 12 Lst. a partire da quell’anno, costituisce l’unità di misura nella conclusione dei contratti di affitto della terra. Per ogni affittuario che spende di più, il plusprofitto per tutta la durata del suo contratto non assume la forma della rendita. Che ciò si verifichi quando sia spirato il termine del suo contratto, dipenderà dalla concorrenza degli affittuari che sono in grado di fare lo stesso anticipo supplementare. Noi non parliamo qui di quei miglioramenti permanenti del terreno che continuano a fornire un prodotto accresciuto con il medesimo esborso di capitale o anche con un esborso decrescente. Tali miglioramenti, quantunque prodotti dal capitale, esercitano il medesimo effetto delle differenze naturali nella qualità della terra.

Vediamo, quindi, che nella rendita differenziale II si presenta un elemento che non appare nella rendita differenziale I, in quanto tale, poiché questa ultima rendita può continuare, indipendentemente da qualsiasi cambiamento nella grandezza dell’investimento normale di capitale per acro. È da un lato la fusione dei risultati dei diversi investimenti di capitale sul terreno regolatore A, il cui prodotto appare ora semplicemente come un prodotto medio normale per acro. E’ d’altro lato il cambiamento nel minimo normale, o nella grandezza media del capitale investito per acro, così che questo cambiamento si presenta come una qualità del terreno. È infine la differenza nel modo di trasformare il plusprofitto nella forma della rendita.

La tabella IV mostra inoltre, confrontata con le tabelle I e Il, che la rendita in grano si è accresciuta a più del doppio rispetto ad I, di 1,2 qli rispetto a II; mentre la rendita in denaro si è raddoppiata rispetto a I, ma non è cambiata rispetto a II. Essa sarebbe aumentata considerevolmente, se (rimanendo invariate le altre ipotesi) il capitale addizionale fosse stato investito in maggior misura nei tipi di terreno migliori o se d’altra parte l’effetto dell’aumento di capitale su A fosse stato meno sensibile, così che il prezzo medio del quintale di A fosse più elevato.

Qualora l’incremento della produttività, ottenuto per mezzo del capitale addizionale, producesse risultati diversi per i diversi tipi di terreno, si determinerebbe un mutamento nelle loro rendite differenziali.

In ogni modo abbiamo dimostrato che la rendita per acro, ad esempio, con un investimento di capitale raddoppiato, può non solo raddoppiarsi, ma più che raddoppiarsi, mentre il prezzo di produzione è in diminuzione, per effetto di un accresciuto saggio della produttività dell’investimento addizionale di capitale (purché la produttività si accresca in proporzione maggiore del capitale anticipato). Ma essa può anche diminuire, qualora il prezzo di produzione cadesse molto di più, in conseguenza di un rapido incremento di produttività nel terreno A.

Se supponiamo che gli investimenti addizionali di capitale, ad es. in B, e C non accrescono la produttività nella stessa proporzione che in A, così che le differenze proporzionali verrebbero a diminuire per B e C e l’incremento del prodotto non compenserebbe la diminuzione di prezzo, allora, rispetto alla tabella II, la rendita in D si accrescerebbe, e diminuirebbe in B e C.

Tabella VIa

Tipi di terreno

capitale

profitto

Costi di produzione

prodotto

Prezzi di vendita

ricavato

rendita

 

acri

qli

qli

A

1

600+600=1200

240

1.440

1+3 = 4

360

1.440

0

0

B

1

600+600=1200

240

1.440

2+2,5 = 4,5

360

1.620

0,5

180

C

1

600+600=1200

240

 

3+5 = 8

360

2.880

4

1.440

D

1

600+600=1200

240

1.440

4+12 = 16

360

5.760

12

4.320

Totale

4

4.800

960

5.760

32,5

 

 

16,5

5.940

Infine, la rendita in denaro si accrescerebbe se una maggiore quantità di capitale addizionale fosse investito nei terreni migliori con il medesimo incremento proporzionale di fertilità che in A, o se gli investimenti addizionali di capitale nei terreni migliori agissero con un saggio crescente della produttività. In entrambi i casi le differenze si accrescerebbero.

La rendita in denaro diminuisce quando il miglioramento, dovuto all’investimento addizionale di capitale, riduce la differenza in tutto o in parte, agendo maggiormente su A che su B e C. La sua diminuzione è tanto maggiore, quanto minore è l’aumento di produttività nei terreni migliori. Dipende dalla proporzione della disuguaglianza fra gli effetti se la rendita in grano aumenta, diminuisce o rimane stazionaria.

La rendita in denaro aumenta, e così pure la rendita in grano, se, rimanendo inalterata la differenza proporzionale nella fertilità addizionale dei diversi tipi di terreno, viene aggiunto ai terreni produttivi di rendita un capitale maggiore che nel terreno A, non produttivo di rendita, nei terreni a rendita elevata, che in quelli a rendita bassa, oppure quando la fertilità, assumendo che venga impiegato il medesimo capitale addizionale, aumenta maggior mente nei terreni migliori che in A, e precisamente nella stessa proporzione in cui questo incremento di fertilità dei migliori tipi di terreno supera quello dei peggiori.

Ma in qualsiasi circostanza la rendita aumenta relativamente se l’accresciuta forza produttiva è una conseguenza di un aumento di capitale, e non semplicemente il risultato di una fertilità accresciuta con un investimento costante di capitale. Questo è il punto di vista assoluto, il quale mostra che qui, come in tutti i casi precedenti, la rendita e l’accresciuta rendita per acro (come nel caso della rendita differenziale I la rendita media rispetto all’intera area coltivata) sono il risultato di un accresciuto investimento di capitale nel terreno, indipendentemente dal fatto che questo capitale operi con un saggio costante della produttività a prezzi costanti o decrescenti, o con un saggio decrescente della produttività a prezzi costanti o in diminuzione, o con un saggio crescente della produttività a prezzi decrescenti. Poiché la nostra premessa: prezzo costante con un saggio costante, decrescente o crescente della produttività del capitale addizionale, e prezzo in diminuzione con un saggio di produttività costante, in diminuzione o crescente, si risolve in: saggio della produttività del capitale addizionale costante con un prezzo costante o in diminuzione, saggio della produttività decrescente con prezzo costante o in diminuzione, saggio della produttività in aumento con prezzo costante o in diminuzione. Quantunque la rendita possa rimanere stazionaria o possa diminuire in tutti questi casi, essa diminuirebbe ulteriormente qualora l’investimento di capitale addizionale, rimanendo invariate le altre circostanze, non fosse la condizione dell’accresciuta fertilità.

A causa dell’incremento di capitale la rendita è perciò sempre relativamente elevata, quantunque essa possa essere diminuita in senso assoluto.

 

AVVERTENZA PER IL LETTORE

Il testo del III libro del Capitale che viene qui riportato NON È UNA DELLE TRADUZIONI INTEGRALI DEL TESTO ORIGINALE che sono disponibili: esso infatti è una rivisitazione delle traduzioni esistenti (in italiano ed in francese) a cui sono state apportate le seguenti modifiche:

1 – non sono state riportate le note che Marx ed Engels richiamano nel testo (fatte salve alcune eccezioni);

2 – sono state introdotte delle modifiche per quanto riguarda gli esempi numerici in cui, per facilitare la lettura;

a – sono state cambiate le unità di misura e le grandezze;

b – diversi dati richiamati nella forma di testo sono stati trasformati in tabelle;

c – in alcuni esempi numerici le cifre decimali sono state limitate a due e nel caso di numeri periodici, ad esempio 1/3 o 2/3, la cifra periodica è stata indicata con un apice (‘).

Ci rendiamo conto che leggere un testo del Capitale in cui Marx formula esempi in Euro (€) invece che in Lire Sterline (Lst) o scellini potrebbe far sorridere e far pensare ad uno scherzo o ad una manipolazione che ha  travisato il pensiero dell’Autore, avvertiamo invece il lettore che il testo è assolutamente fedele al pensiero originale  e che ci siamo permessi di introdurre alcune “varianti” per consentire a coloro che non hanno dimestichezza con le unità di misura e monetarie inglesi di non bloccarsi di fronte a questa difficoltà e di facilitarne così la lettura o lo studio.

In altre parti si sono invece mantenute le unità di misura e monetarie inglesi originali perchè la lettura non creava problemi di comprensione o per ragioni di fedeltà storica.

Ci facciamo altresì carico dell’osservazione che Engels ha formulato nelle “considerazioni supplementari” poste all’inizio del III Libro, laddove, di fronte alle molteplici interpretazioni del testo che vennero fatte dopo la prima edizione, sostiene: “Nella presente edizione ho cercato innanzitutto di comporre un testo il più possibile autentico, di presentare, nel limite del possibile, i nuovi risultati acquisiti da Marx, usando i termini stessi di Marx, intervenendo unicamente quando era assolutamente necessario, evitando che, anche in quest’ultimo caso, il lettore potesse avere dei dubbi su chi gli parla. Questo sistema è stato criticato; si è pensato che io avrei dovuto trasformare il materiale a mia disposizione in un libro sistematicamente elaborato, en faire un livre, come dicono i francesi, in altre parole sacrificare l’autenticità del testo alla comodità del lettore. Ma non è in questo senso che io avevo interpretato il mio compito. Per una simile rielaborazione mi mancava qualsiasi diritto; un uomo come Marx può pretendere di essere ascoltato per se stesso, di tramandare alla posterità le sue scoperte scientifiche nella piena integrità della sua propria esposizione. Inoltre non avevo nessun desiderio di farlo: il manomettere in questo modo perchè dovevo considerare ciò una manomissione l’eredità di un uomo di statura così superiore, mi sarebbe sembrato una mancanza di lealtà. In terzo luogo sarebbe stato completamente inutile. Per la gente che non può o non vuole leggere, che già per il primo Libro si è data maggior pena a interpretarlo male di quanto non fosse necessario a interpretarlo bene — per questa gente è perfettamente inutile sobbarcarsi a delle fatiche”.

Marx ed Engels non ce ne vogliano, ma posti di fronte alle molteplici “fughe” dallo studio da parte di persone che non possedevano una cultura accademica, fughe che venivano imputate alla difficoltà presentate dal testo, abbiamo deciso di fare uno “strappo” alle osservazioni di Engels, intervenendo in alcune parti  avendo altresì cura di toccare il testo il meno possibile. Nel fare questo “strappo” eravamo tuttavia confortati dal fatto che, a differenza  della situazione in cui Engels si trovava, oggi chi vuole accedere al testo “originale”, dispone di diverse edizioni in varie lingue.

Coloro che volessero accostarsi al testo originale in lingua italiana si consigliano le seguenti edizioni:

  • Il capitale, Le Idee, Editori Riuniti, traduzione di Maria Luisa Boggeri;
  • Il capitale, Edizione Einaudi, traduzione di Maria Luisa Boggeri;
  • Il capitale, Edizione integrale - I mammut – Newton Compton, a cura di Eugenio Sbardella.

Chi volesse accedere ad edizioni del Capitale e di altri testi di Marx in lingue estere, si propone di consultare il sito internet di seguito riportato:

http://www.marxists.org/xlang/marx.htm