IL CAPITALE

LIBRO III

SEZIONE IV

TRASFORMAZIONE DEL CAPITALE-MERCE E DEL CAPITALE MONETARIO
IN CAPITALE PER IL COMMERCIO DI MERCI
E CAPITALE PER IL COMMERCIO DI DENARO (CAPITALE COMMERCIALE)

CAPITOLO 19

IL CAPITALE PER IL COMMERCIO DI DENARO

I movimenti puramente tecnici che il denaro compie nel processo di circolazione del capitale industriale e, come siamo ora in grado di aggiungere, del capitale per il commercio di merci (in quanto questo assume come proprio e particolare movimento una parte del movimento di circolazione del capitale industriale), — tali movimenti, autonomizzati in funzione di un capitale particolare che li esercita esclusivamente come sue operazioni speciali, trasformano questo capitale in capitale per il commercio di denaro.

Una parte del capitale industriale, come pure del capitale per il commercio di merci, assume permanentemente non solo la forma monetaria ossia la forma di capitale monetario in generale, bensì quella di capitale monetario impiegato in queste funzioni tecniche.

Dal capitale complessivo una parte determinata si stacca e diventa autonoma assumendo la forma di capitale monetario, la cui funzione capitalistica consiste esclusivamente nell’eseguire queste operazioni monetarie per tutta la classe dei capitalisti industriali e commerciali.

Precisamente come si verifica per il capitale del commercio di merci, una parte del capitale industriale che si trova nel processo di circolazione sotto forma di capitale monetario, si scinde e compie queste operazioni del processo di riproduzione per tutto il restante capitale. I movimenti di questo capitale monetario rappresentano quindi di nuovo unicamente i movimenti di una parte autonomizzata del capitale industriale occupato nel suo processo di riproduzione.

Il capitale assume la forma monetaria al punto iniziale ed al punto finale del suo movimento, solo se ed in quanto viene impiegato per la prima volta — precisamente come si verifica per l’accumulazione —; non appena tuttavia esso si trova assorbito nel suo processo, tanto il punto iniziale come quello finale rappresentano solo delle fasi di passaggio. Dato che il capitale industriale, dal momento che esce dal processo della produzione fino al momento che vi rientra, deve compiere la metamorfosi M’ — D — M, proprio come abbiamo osservato nel caso della semplice circolazione delle merci, D rappresenta in realtà solo il risultato finale di una fase della metamorfosi per poter essere il punto di partenza della fase opposta che la completa. E quantunque l’operazione M — D del capitale industriale prenda sempre la forma D— M — D per il capitale commerciale, il vero processo di questo ultimo, una volta che esso sia entrato in funzione, è tuttavia costantemente M — D — M. Il capitale commerciale compie contemporaneamente gli atti M — D e D — M. Ossia non solamente un capitale si trova nella fase M — D mentre un altro attraversa la fase D — M, ma grazie alla continuità del processo di produzione, uno stesso capitale compera sempre  al tempo stesso che vende; esso si trova di continuo contemporaneamente nelle due fasi. Mentre una sua parte si converte in denaro per ritrasformarsi più tardi in merce, un’altra contemporaneamente si trasforma in merce per riconvertirsi in denaro.

Che il denaro funzioni qui come mezzo di circolazione o come mezzo di pagamento dipende dalla forma dello scambio delle merci. In ambedue i casi il capitalista si trova nella situazione di dover continuamente versare del denaro ad un gran numero di persone e di dover al tempo stesso incassare del denaro in pagamento da molte persone. Questa semplice operazione tecnica di versare ed incassare del denaro costituisce un lavoro speciale che, in quanto il denaro opera come mezzo di pagamento, richiede la tenuta di conti che rappresentano gli atti della compensazione. Tale lavoro rappresenta un costo di circolazione, ma non crea del valore; esso viene ridotto per il fatto che una categoria speciale di agenti o di capitalisti se ne incarica per tutta la classe capitalistica.

Una parte determinata di capitale deve sempre trovarsi sotto forma di tesoro, di capitale monetario potenziale ossia sotto forma di riserve di mezzi d’acquisto, riserve di mezzi di pagamento, capitale monetario non impiegato in attesa di un investimento; una parte del capitale rifluisce di continuo sotto questa forma. Tutto ciò richiede operazioni di incasso, di pagamento, di contabilità e custodia del tesoro, il che costituisce a sua volta una nuova operazione particolare. E’ quindi in realtà la continua frammentazione del tesoro per fornire i mezzi di circolazione e di pagamento e la sua ricostituzione con il denaro proveniente dalle vendite e dai pagamenti venuti a scadenza; questo continuo movimento della parte del capitale che esiste come denaro ma è separato dalla funzione stessa di capitale, è questa operazione puramente tecnica che dà luogo a lavoro speciale e a spese — le spese di circolazione.

La divisione del lavoro ha come conseguenza che queste operazioni tecniche richieste dalle funzioni del capitale, vengono svolte a favore di tutta la classe capitalistica da una categoria di agenti o di capitalisti che ne fanno la loro occupazione esclusiva, ossia le concentrano nelle loro mani. Precisamente come si verifica per il capitale commerciale, anche qui la divisione del lavoro è duplice. Si costituisce da un lato un complesso di attività particolari che, assolvendo in quanto tali tutte le operazioni tecniche che riguardano il meccanismo monetario dell’intera classe, vengono concentrate ed esercitate su larga scala; all’interno poi di questa particolare branca di attività interviene una nuova suddivisione del lavoro per cui essa si ridistribuisce in rami diversi ed indipendenti a seconda delle varie specialità, mentre all’interno di ogni ramo particolare si viene a creare tutta un'organizzazione (grandi uffici, numerosi contabili e cassieri, suddivisioni di lavoro di vasta por tata). I pagamenti in denaro, gli incassi, la redazione dei bilanci, l’amministrazione dei conti correnti, la custodia del denaro ecc. separati dagli atti che rendono necessarie queste operazioni tecniche, trasformano il capitale anticipato per queste funzioni in capitale per il commercio di denaro.

Le diverse operazioni, dalla cui autonomizzazione in attività particolare deriva il commercio di denaro, provengono dalle diverse determinazioni del denaro stesso e dalle sue funzioni, alle quali quindi deve sottostare anche il capitale sotto la forma di capitale monetario.

Ho già precedentemente dimostrato come il denaro e tutto ciò che lo concerne abbia la sua prima origine nello scambio dei prodotti fra diverse comunità.

Sono quindi gli scambi internazionali che hanno in un primo tempo sviluppato il commercio di denaro, il commercio con la merce denaro. Non appena esistono diverse monete nazionali, i commercianti che acquistano in paesi stranieri sono costretti a convertire la moneta dei loro paesi in moneta locale e viceversa, oppure a convertire monete diverse in oro e argento puro non coniato, moneta mondiale. Di qui ha origine l’attività del cambio che deve essere considerato come uno dei fondamenti naturali del commercio moderno di denaro Si sviluppano in seguito le banche di cambio, presso le quali l’argento (o l’oro) — oggi moneta di banca o di commercio — a differenza della moneta corrente, operano come moneta mondiale. Attività cambiarie, quali semplici ordini di pagamento a favore dei viaggiatori da parte di un cambiavalute di un paese ad un altro, si andarono  sviluppando già presso i romani ed i greci dalle operazioni di cambio vere e proprie.

Il commercio di oro e di argento considerati come merci (materie prime per la fabbricazione di articoli di lusso) costituisce la base naturale del commercio dei lingotti (bullion trade), ossia del commercio che rende possibile il funzionamento del denaro come moneta mondiale. Tale funzionamento, come si è già precedentemente dimostrato (Libro I, cap. 3, 3, c) , presenta un duplice aspetto:

da un lato uno spostarsi fra le diverse sfere nazionali di circolazione per compensare i pagamenti internazionali, e per il pagamento degli interessi del capitale quando si sposta; d’altro lato un affluire dalle fonti di produzione dei metalli preziosi al mercato mondiale e un distribuirsi dell’offerta fra le diverse sfere di circolazione nazionale. Durante la maggior parte del XVII sec. gli orefici funzionavano ancora in Inghilterra come banchieri. Qui non viene preso in esame come la compensazione dei pagamenti internazionali si sia ulteriormente sviluppata in traffico cambiario ecc.,  così come non vengono considerate tutte le questioni che si riferiscono alle operazioni con titoli, in una parola tutte le particolari forme del credito, di cui per il momento non ci dobbiamo occupare.

Diventando moneta mondiale, la moneta nazionale perde il suo carattere locale; la moneta di un paese può essere espressa nel valore di un’altra e tutte quante vengono riportate al loro titolo d’oro o d’argento mentre contemporaneamente questi due metalli, queste due merci che circolano come moneta mondiale, devono essere ridotte al loro reciproco rapporto di valore che si modifica di continuo. Tutto ciò rientra nell’attività particolare del mercante di denaro. Il cambio ed il traffico dei lingotti sono stati dunque le forme originarie del commercio di denaro e derivano dalla doppia funzione del denaro, di moneta nazionale e di moneta mondiale.

Dal processo capitalistico di produzione, come pure dal commercio in generale prima del modo capitalistico di produzione, deriva:

in primo luogo, l’ammassamento del denaro sotto forma di tesoro, cioè di quella parte di capitale che deve sempre essere presente nella forma di denaro, in qualità di  fondo di riserva di mezzi di acquisto e di mezzi di pagamento. Questa è la prima forma del tesoro, quale riappare nel modo capitalistico di produzione e che, in generale, si costituisce per il capitale commerciale non appena esso si sviluppa. Ciò si verifica tanto per la circolazione nazionale che per quella internazionale. Questo tesoro è in perpetuo movimento, di continuo si riversa nella circolazione e di continuo ne fuoriesce. La seconda forma del tesoro è attualmente quella del capitale in forma monetaria che giace inoperoso, momentaneamente disoccupato, a cui appartiene anche il capitale monetario di nuova accumulazione, non ancora investito. Le funzioni rese necessarie da tale costituzione del tesoro, in quanto tale, sono innanzitutto la sua custodia, contabilità, ecc.

In secondo luogo, l’esborso di denaro per acquisti e l’incasso per vendite, il versamento e la ricevuta di pagamenti, la compensazione di pagamenti ecc. Tutto ciò è compito del commerciante di denaro, in un primo tempo in funzione di semplice cassiere per i commercianti ed i capitalisti industriali.

Il commercio di denaro raggiunge il suo pieno sviluppo, e questo anche già ai suoi primi inizi, non appena alle funzioni sopra esaminate si aggiungono il prestito, l’anticipo ed il commercio del credito. Ci occuperemo di ciò nella sezione seguente a proposito del capitale produttivo d’interesse.

Il commercio stesso dei lingotti, il trasporto di oro e di argento da un paese ad un altro, non è che la conseguenza del commercio delle merci, determinato dal corso dei cambi, che esprime lo stato dei pagamenti internazionali e del saggio d’interesse sui diversi mercati. Il commerciante di lingotti come tale non fa che rendere possibili tali risultati.

Studiando il denaro, come i suoi movimenti e forme si sviluppano dalla semplice circolazione delle merci (Libro I, cap. 3), abbiamo visto che il movimento della massa di denaro in circolazione come mezzo di acquisto e di pagamento è determinato dalla metamorfosi delle merci, dalla sua estensione e velocità, che, per quanto ora sappiamo, non costituisce che una fase del processo complessivo di riproduzione. Per quanto riguarda il modo di procurarsi il materiale monetario — oro ed argento — alle sue fonti di produzione, esso si riduce a scambio diretto di merci, a scambio di oro e di argento in quanto merci con altre merci, è quindi esso stesso ugualmente un momento dello scambio delle merci, come lo è nel caso dell’approvvigionamento di ferro o di altri metalli. Ma per quanto riguarda il movimento dei metalli preziosi sul mercato mondiale (qui si fa astrazione da questo movimento in quanto espressione di trasferimento di capitali a titolo di prestito, un trasferimento che avviene anche sotto la forma di capitale-merce) esso è del tutto determinato dallo scambio internazionale delle merci, come il movimento del denaro in quanto mezzo nazionale di acquisto e di pagamento è determinato dallo scambio interno delle merci. Il fluire e rifluire dei metalli preziosi da una sfera di circolazione nazionale ad un’altra quando sono causati unicamente dalla svalutazione della moneta nazionale o dal bimetallismo, sono estranei alla circolazione del denaro in quanto tale e rappresentano una semplice correzione spontanea di deformazioni volute per ragioni di Stato. Per ciò che riguarda infine la formazione del tesoro, in quanto essa rappresenta un fondo di riserva di mezzi di acquisto o di mezzi di pagamento per il commercio interno o per quello estero ed in quanto essa è puramente forma di capitale momentaneamente inutilizzato, essa non è che un sedimento necessario del processo di circolazione.

Tutta la circolazione monetaria essendo nella sua estensione, nelle sue forme e nei suoi movimenti un puro risultato della circolazione delle merci, che dal punto di vista capitalistico non rappresenta che il processo di circolazione del capitale (e vi è incluso lo scambio di capitale contro reddito e di reddito contro reddito, nella misura in cui il reddito viene speso nel commercio al dettaglio), è di per se stesso evidente che il commercio di denaro non rende possibile solo il semplice risultato ed il modo di manifestarsi della circolazione delle merci, cioè la circolazione del denaro. Questa circolazione del denaro stessa, in quanto fase della circolazione delle merci, è per esso un dato. Ciò che esso assicura sono le operazioni tecniche della circolazione del denaro che esso accentra, abbrevia e semplifica. Il commercio di denaro non crea i tesori ma fornisce i mezzi tecnici per ridurre al loro minimo economico questi tesori, nella misura in cui essi siano voluti ( non siano perciò conseguenza di inoperosità di capitali o di perturbazioni del processo di riproduzione), poiché i fondi di riserva per i mezzi di acquisto e di pagamento, se sono amministrati per tutta quanta la classe capitalistica, non hanno bisogno di essere così elevati come nel caso in cui dovessero essere amministrati da ogni singolo capitalista. Il commercio di denaro non compera i metalli preziosi ma ne assicura unicamente la ripartizione quando sono stati acquistati dal commercio di merci. Esso facilita il pareggio dei bilanci in quanto il denaro opera come mezzo di pagamento e riduce, mediante il meccanismo artificiale di questi pareggi, la somma di denaro  richiesta per questo; ma esso non ha alcun effetto né sul rapporto né sulla estensione dei pagamenti reciproci. Ad esempio le cambiali e gli assegni che vengono scambiati l’uno contro l’altro nelle banche e nelle “clearing-houses” rappresentano delle transazioni del tutto indi pendenti, sono il risultato di operazioni date; si tratta unicamente di una migliore compensazione tecnica di questi risultati. Quando il denaro circola come mezzo di acquisto, il volume ed il numero degli acquisti e delle vendite sono del tutto indipendenti dal commercio di denaro. Esso può unicamente abbreviare le operazioni tecniche che li accompagnano e diminuire così la massa di denaro contante richiesta dalla loro rotazione.

Il commercio di denaro nella sua forma pura, nella quale qui viene considerato, ossia separato dal credito, si riferisce quindi unicamente alla tecnica di una fase della circolazione delle merci, precisamente alla circolazione del denaro ed alle diverse funzioni del denaro che ne derivano.

Ciò distingue sostanzialmente il commercio di denaro dal commercio di merci, che media la metamorfosi e lo scambio delle merci, e fa anche apparire questo processo del capitale-merce come il pro cesso di un capitale distinto dal capitale industriale.

Mentre quindi il capitale per il commercio di merci mostra una forma sua propria di circolazione e precisamente la forma D—M—-D nella quale la merce cambia due volte di posto e quindi il denaro rifluisce, in opposizione alla forma M—D—M, nella quale il denaro cambia due volte di mano mediando lo scambio delle merci, per il capi tale del commercio di denaro non è possibile individuare una simile forma particolare di circolazione.

In quanto il capitale monetario per questa mediazione tecnica della circolazione del denaro è anticipato da una categoria particolare di capitalisti — un capitale che rappresenta su basi ridotte.

il capitale addizionale che i commercianti ed i capitalisti industriali dovrebbero altrimenti a tal fine anticipare — la formula generale del capitale D—D’ è anche qui applicabile.

L’anticipo di D diventa più ΔD per colui che l’anticipa.

Ma la mediazione di D—D’ si riferisce qui non agli elementi materiali ma unicamente agli elementi tecnici della metamorfosi.

È evidente che la massa di capitale monetario con cui hanno a che fare i commercianti di denaro è il capitale monetario dei commercianti e degli industriali che si trova nella circolazione e che essi non fanno se non le operazioni che questi avrebbero dovuto fare.

È parimente chiaro che il loro profitto non è che un prelevamento sul plusvalore, poiché essi non operano che su dei valori realizzati (anche se realizzati nella forma di titoli di credito).

Come per il commercio di merci si ha qui uno sdoppiamento di funzione. Infatti una parte delle operazioni tecniche connesse con la circolazione monetaria deve essere eseguita dai produttori e dai commercianti di merci.

 

AVVERTENZA PER IL LETTORE

Il testo del III libro del Capitale che viene qui riportato NON È UNA DELLE TRADUZIONI INTEGRALI DEL TESTO ORIGINALE che sono disponibili: esso infatti è una rivisitazione delle traduzioni esistenti (in italiano ed in francese) a cui sono state apportate le seguenti modifiche:

1 – non sono state riportate le note che Marx ed Engels richiamano nel testo (fatte salve alcune eccezioni);

2 – sono state introdotte delle modifiche per quanto riguarda gli esempi numerici in cui, per facilitare la lettura;

a – sono state cambiate le unità di misura e le grandezze;

b – diversi dati richiamati nella forma di testo sono stati trasformati in tabelle;

c – in alcuni esempi numerici le cifre decimali sono state limitate a due e nel caso di numeri periodici, ad esempio 1/3 o 2/3, la cifra periodica è stata indicata con un apice (‘).

Ci rendiamo conto che leggere un testo del Capitale in cui Marx formula esempi in Euro (€) invece che in Lire Sterline (Lst) o scellini potrebbe far sorridere e far pensare ad uno scherzo o ad una manipolazione che ha  travisato il pensiero dell’Autore, avvertiamo invece il lettore che il testo è assolutamente fedele al pensiero originale  e che ci siamo permessi di introdurre alcune “varianti” per consentire a coloro che non hanno dimestichezza con le unità di misura e monetarie inglesi di non bloccarsi di fronte a questa difficoltà e di facilitarne così la lettura o lo studio.

In altre parti si sono invece mantenute le unità di misura e monetarie inglesi originali perchè la lettura non creava problemi di comprensione o per ragioni di fedeltà storica.

Ci facciamo altresì carico dell’osservazione che Engels ha formulato nelle “considerazioni supplementari” poste all’inizio del III Libro, laddove, di fronte alle molteplici interpretazioni del testo che vennero fatte dopo la prima edizione, sostiene: “Nella presente edizione ho cercato innanzitutto di comporre un testo il più possibile autentico, di presentare, nel limite del possibile, i nuovi risultati acquisiti da Marx, usando i termini stessi di Marx, intervenendo unicamente quando era assolutamente necessario, evitando che, anche in quest’ultimo caso, il lettore potesse avere dei dubbi su chi gli parla. Questo sistema è stato criticato; si è pensato che io avrei dovuto trasformare il materiale a mia disposizione in un libro sistematicamente elaborato, en faire un livre, come dicono i francesi, in altre parole sacrificare l’autenticità del testo alla comodità del lettore. Ma non è in questo senso che io avevo interpretato il mio compito. Per una simile rielaborazione mi mancava qualsiasi diritto; un uomo come Marx può pretendere di essere ascoltato per se stesso, di tramandare alla posterità le sue scoperte scientifiche nella piena integrità della sua propria esposizione. Inoltre non avevo nessun desiderio di farlo: il manomettere in questo modo perchè dovevo considerare ciò una manomissione l’eredità di un uomo di statura così superiore, mi sarebbe sembrato una mancanza di lealtà. In terzo luogo sarebbe stato completamente inutile. Per la gente che non può o non vuole leggere, che già per il primo Libro si è data maggior pena a interpretarlo male di quanto non fosse necessario a interpretarlo bene — per questa gente è perfettamente inutile sobbarcarsi a delle fatiche”.

Marx ed Engels non ce ne vogliano, ma posti di fronte alle molteplici “fughe” dallo studio da parte di persone che non possedevano una cultura accademica, fughe che venivano imputate alla difficoltà presentate dal testo, abbiamo deciso di fare uno “strappo” alle osservazioni di Engels, intervenendo in alcune parti  avendo altresì cura di toccare il testo il meno possibile. Nel fare questo “strappo” eravamo tuttavia confortati dal fatto che, a differenza  della situazione in cui Engels si trovava, oggi chi vuole accedere al testo “originale”, dispone di diverse edizioni in varie lingue.

Coloro che volessero accostarsi al testo originale in lingua italiana si consigliano le seguenti edizioni:

  • Il capitale, Le Idee, Editori Riuniti, traduzione di Maria Luisa Boggeri;
  • Il capitale, Edizione Einaudi, traduzione di Maria Luisa Boggeri;
  • Il capitale, Edizione integrale - I mammut – Newton Compton, a cura di Eugenio Sbardella.

Chi volesse accedere ad edizioni del Capitale e di altri testi di Marx in lingue estere, si propone di consultare il sito internet di seguito riportato:

http://www.marxists.org/xlang/marx.htm