IL CAPITALE LIBRO III SEZIONE II TRASFORMAZIONE DEL PROFITTO IN PROFITTO MEDIO CAPITOLO 11
EFFETTI DELLE OSCILLAZIONI GENERALI DEL SALARIO TRE CASI Caso I Supponiamo che il capitale sociale abbia una composizione media corrispondente a quanto indicato nella tabella I in (A). Per il capitale medio il profitto ed il plusvalore coincidono. Supponiamo ora che il salario aumenti ora del 25% per cui la stessa quantità di lavoro che precedentemente, per essere posta in opera, costava 20 viene ora a costare 25. Il lavoro messo in opera dal capitale variabile produce tanto nella prima ipotesi (A) che nella seconda (B) una somma di valore corrispondente a 40. Tab I
Ad un aumento generale del salario corrisponde, rimanendo invariate tutte le altre circostanze, una diminuzione del saggio del plusvalore sicchè aumentando (v) da 20 a 25, il plusvalore (pv) o il profitto medio (pm) si riduce a 15 ed il nuovo saggio medio del profitto risulterà pari a 14,28. Il prezzo di produzione delle merci prodotte dal capitale medio, coincidendo con il loro valore, è rimasto inalterato; l’aumento di salario avrebbe provocato una diminuzione di profitto ma non avrebbe portato alcuna modificazione né al valore, né al prezzo delle merci. Nella prima ipotesi (A), quando il profitto medio era del 20%, il prezzo di produzione delle merci (pdp) prodotte in un periodo di rotazione era uguale al loro prezzo di costo più un profitto del 20% su questo prezzo di costo, ossia era uguale a pdp A = k + kp’ = k +20%.k dove k (che qui corrispondente al capitale medio anticipato) è una grandezza variabile connessa al valore dei mezzi di produzione che entrano nelle merci ed al logorio che il capitale fisso impiegato nella loro produzione trasmette al prodotto. Nella seconda ipotesi (B) il prezzo di produzione ammonterebbe a: pdp B = k + 14,28%.k Caso II Consideriamo ora un capitale la cui composizione 50c + 50v = 100 sia inferiore alla composizione primitiva del capitale sociale medio 80c + 25v = 105 indicata nella tab. I in (B). Quest’ultima composizione, portata nella forma percentuale (ossia ponendo 105 = 100 e riportando corrispondentemente a 100 i valori di 80 (80/105 x 100) e 20 (20/105 x 100)) è : 76,19c + 23,81v = 100. In questo caso, se supponiamo che il capitale fisso sia entrato integralmente a titolo di logorio nel prodotto annuo e che il periodo di rotazione sia identico a quello della nostra prima ipotesi, il prezzo di produzione del prodotto annuo (pdp) prima dell’aumento del salario è indicato nella tab. II in (C). Un aumento di salario del 25% richiede, per la stessa quantità di lavoro posto in opera, un capitale variabile di 62,5 invece di 50. Nel caso che il prodotto annuo continuasse ad essere venduto allo stesso prezzo di produzione di prima, ossia a 120, si avrebbe la situazione indicata in (D) della tabella II. Il saggio del profitto passerebbe dal 20% al 6,66%. Tab II
Ora supponiamo che il nuovo saggio medio del profitto sia del 14,28% e poichè abbiamo postulato che tutte le altre circostanze rimangano invariate, anche questo capitale di 50c + 62,5v dovrà produrre questo profitto. Ma un capitale di 112,5 quando il saggio del profitto è del 14,28%, produce un profitto di 16,07 , tab. II (E). Il prezzo di produzione delle merci (pdp) prodotte da questo capitale deve dunque essere ora quello indicato in (E) della tabella II, ossia di più del 7%. Caso III Consideriamo ora il caso opposto di una sfera di produzione avente una composizione superiore a quella del capitale medio, per es. 92c + 8v. Il profitto medio primitivo corrisponde anche in questa ipotesi a 20; se di nuovo si suppone che il capitale fisso passi integralmente nel prodotto annuo e che il periodo di rotazione rimanga lo stesso come nei casi I e II, il prezzo di produzione della merce è ancora una volta di 120 della tabella III (F). Tab. III
In seguito ad un aumento dei salari del 25%, il capitale variabile per la medesima quantità di lavoro passa da 8 a 10 ed il prezzo di costo delle merci da 100 a 102; d’altro lato il saggio medio del profitto è caduto dal 20% al 14,28% , tab. III (caso G ). Il profitto che è ora calcolato in base ad un capitale di 102 è dunque di 14,57 e di conseguenza il prezzo di vendita del prodotto complessivo è di ppd = k + kp’ = 102 + 14,57= 116,57. Il prezzo di produzione è dunque diminuito da 120 a 116,57, ossia di circa il 3%. Un aumento del salario del 25% ha avuto allora le conseguenze seguenti: 1. Nel caso d’un capitale di composizione sociale media (caso I), il prezzo di produzione delle merci è rimasto invariato (vedi casi A e B della tabella I). 2. Nel caso di un capitale di composizione inferiore (caso II), il prezzo di produzione delle merci è aumentato, ma non nella stessa misura in cui il profitto è diminuito (vedi casi C e E della tabella II). 3. Nel caso di un capitale di composizione superiore (caso III), il prezzo di produzione delle merci è diminuito, ma non nelle stesse proporzioni del profitto (vedi casi F e G della tabella III). Poichè il prezzo di produzione delle merci prodotte dal capitale medio non ha subito modificazioni ed è rimasto uguale al valore del prodotto, anche la somma dei prezzi di produzione dei prodotti di tutti i capitali è rimasta la stessa ed uguale alla somma dei valori prodotti dal capitale complessivo; per quanto riguarda il capitale complessivo, l’aumento da un lato e la diminuzione dall’altro si compensano al livello del capitale sociale medio. Se il prezzo di produzione delle merci aumenta nel secondo esempio e diminuisce nel terzo, questo effetto contrastante provocato dalla diminuzione del saggio del plusvalore (rispetto al saggio medio) o dall’aumento generale del salario, sta a dimostrare che qui non si tratta di una compensazione nel prezzo dell’aumento del salario; nel caso terzo infatti la diminuzione del prezzo di produzione non può evidentemente compensare il capitalista della diminuzione del profitto, mentre nel caso II l’aumento del prezzo non impedisce la diminuzione del profitto. Al contrario, in entrambi i casi, sia quando si è avuto aumento del prezzo di produzione che quando si è avuta diminuzione, il profitto corrisponde a quello del capitale medio per il quale il prezzo di produzione è rimasto invariato. È il medesimo profitto medio tanto per II (C – E) come per III (F – G) ridotto di 5,72 ossia un po’ più del 25%. Ne consegue che qualora il prezzo non aumentasse nella ipotesi II e non diminuisse nella ipotesi III, il capitale II venderebbe al disotto e III al disopra del nuovo profitto medio diminuito. È evidente che a seconda che il lavoro assorba il 50, il 25 o il 10% del capitale, le conseguenze che derivano da un aumento dei salari devono essere assai diverse per quel capitalista che impiega in salario un decimo del suo capitale e per quello che ne impiega invece un quarto o la metà. L’aumento dei prezzi di produzione da un lato, la loro diminuzione dall’altro, in dipendenza del fatto che la composizione del capitale è superiore od inferiore alla composizione media sociale, non è che il risultato del loro livellamento al nuovo profitto medio ridotto. Quali saranno ora le conseguenze di una diminuzione generale del salario e di un corrispondente aumento generale del saggio del profitto, e, quindi, dei profitti medi, sui prezzi di produzione di merci prodotte da capitali che si scostano in senso opposto dalla composizione sociale media? Per poter valutare tali conseguenze (che Ricardo non ha esaminato) basta invertire il ragionamento fatto precedentemente. I. Si supponga un capitale di composizione media indicato nella tab. IV (IA) con saggio del plusvalore 100%; che dà luogo a un saggio del profitto 20% Tab IV
Se il salario si riduce di un quarto (tab IV – IB), il medesimo capitale costante è messo in opera da 15v invece che da 20v. Noi abbiamo dunque un valore- merce 80c + 15v + 2op = 120. La quantità di lavoro prodotta da v rimane invariata, ma il nuovo valore che essa crea si ripartisce in modo diverso fra il capitalista e l’operaio. Il plusvalore è aumentato da 20 a 25 ed il saggio del plusvalore da 20/20 a 25/15, quindi dal 100% al 166,66%. Il profitto per 95 è ora 25; il saggio del profitto per 100 è dunque 26,31. La nuova composizione percentuale del capitale indicato in IB della tab IV è ora 84,21c + 15,79 v = 100. II. Composizione inferiore alla media. Consideriamo ora un capitale composto da 50c + 50v =100 come nel primo caso (Tab. V - IIA). Diminuendo il salario del 25%, v si riduce a 37,5 (50-12,5) e di conseguenza il capitale complessivo anticipato diventa 50c + 37,5v = 87,5. Se applichiamo il nuovo saggio del profitto del 26,31%, abbiamo 100:26,31 = 87,5 : 23,31. La medesima massa di merci, che prima della riduzione del salario costava 120, costa ora pdp = k + kp’ = 87,5 + 23,02 = 110,52 (tab .V - IIB); il prezzo di produzione è diminuito di circa l’8% . Tab V
III. Composizione superiore. Originariamente il capitale era 92c + 8v = 100 (tab VI - IIIA). La diminuzione del salario del 25% riduce 8v a 6v ed il capitale complessivo a 98. Di conseguenza 100 : 26,31 = 98 : 25,79. Il prezzo di produzione delle merci, corrispondente prima a pdp = 100 + 20 = 120 è ora, dopo la riduzione dei salari, di pdp = 98 + 25,79 = 123,79 (tab. VI - IIIB); ossia è aumentato di oltre il 3%. Tab. VI
Si vede quindi che non si deve fare altro che invertire il ragionamento fatto precedentemente, introducendovi le necessarie modificazioni: una diminuzione generale del salario ha come conseguenza un aumento generale del plusvalore, del saggio del plusvalore e, a parità di circostanze, del saggio del profitto, quantunque espresso in una proporzione diversa. Ha pure come conseguenza la diminuzione dei prezzi di produzione per le merci prodotte da capitali di composizione inferiore e l’aumento dei prezzi di produzione (caso II) per le merci prodotte da capitali di composizione superiore (caso III). Si ha quindi un risultato esattamente opposto a quello che si verifica in seguito ad un aumento generale dei salari. Nei due casi — aumento e diminuzione dei salari — si è presupposto che la giornata lavorativa ed i prezzi di tutti i mezzi di sussistenza necessari si mantengano invariati. La diminuzione del salario è dunque possibile, in questo caso, unicamente se il salario prima della riduzione era superiore al prezzo normale del lavoro, oppure se è stato compresso al di sotto di questo livello. Come le cose si modificano, quando l’aumento o la diminuzione del salario è causata da una variazione del valore e quindi del prezzo di produzione delle merci consumate abitualmente dagli operai, verrà da noi in parte ulteriormente analizzato nella sezione che riguarda la rendita fondiaria. Si deve invece qui sottolineare una volta per sempre: · Quando l’aumento o la diminuzione dei salari ha come causa una variazione di valore dei mezzi di sussistenza necessari, quanto è stato detto precedentemente può subire delle modificazioni solo nella misura in cui le merci, dalla cui variazione di prezzo dipende l’aumento o la diminuzione del capitale variabile, entrano come elementi costitutivi anche nel capitale costante, quindi non agiscono unicamente sul salario. · Quanto si è detto esaurisce l’argomento se invece l’aumento o la diminuzione dei salari agiscono esclusivamente sui salari. In tutto questo capitolo si è ammesso come un dato di fatto l’esistenza di un saggio generale del profitto, del profitto medio e quindi la trasformazione dei valori in prezzi di produzione. Si trattava unicamente di determinare l’influenza di un aumento o di una riduzione generale del salario sui prezzi di produzione delle merci, presupposti come dati. È questa una questione molto secondaria rispetto agli altri importanti problemi trattati nella presente sezione. |
AVVERTENZA PER IL LETTORE Il testo del III libro del Capitale che viene qui riportato NON È UNA DELLE TRADUZIONI INTEGRALI DEL TESTO ORIGINALE che sono disponibili: esso infatti è una rivisitazione delle traduzioni esistenti (in italiano ed in francese) a cui sono state apportate le seguenti modifiche: 1 – non sono state riportate le note che Marx ed Engels richiamano nel testo (fatte salve alcune eccezioni); 2 – sono state introdotte delle modifiche per quanto riguarda gli esempi numerici in cui, per facilitare la lettura; a – sono state cambiate le unità di misura e le grandezze; b – diversi dati richiamati nella forma di testo sono stati trasformati in tabelle; c – in alcuni esempi numerici le cifre decimali sono state limitate a due e nel caso di numeri periodici, ad esempio 1/3 o 2/3, la cifra periodica è stata indicata con un apice (‘). Ci rendiamo conto che leggere un testo del Capitale in cui Marx formula esempi in Euro (€) invece che in Lire Sterline (Lst) o scellini potrebbe far sorridere e far pensare ad uno scherzo o ad una manipolazione che ha travisato il pensiero dell’Autore, avvertiamo invece il lettore che il testo è assolutamente fedele al pensiero originale e che ci siamo permessi di introdurre alcune “varianti” per consentire a coloro che non hanno dimestichezza con le unità di misura e monetarie inglesi di non bloccarsi di fronte a questa difficoltà e di facilitarne così la lettura o lo studio. In altre parti si sono invece mantenute le unità di misura e monetarie inglesi originali perchè la lettura non creava problemi di comprensione o per ragioni di fedeltà storica. Ci facciamo altresì carico dell’osservazione che Engels ha formulato nelle “considerazioni supplementari” poste all’inizio del III Libro, laddove, di fronte alle molteplici interpretazioni del testo che vennero fatte dopo la prima edizione, sostiene: “Nella presente edizione ho cercato innanzitutto di comporre un testo il più possibile autentico, di presentare, nel limite del possibile, i nuovi risultati acquisiti da Marx, usando i termini stessi di Marx, intervenendo unicamente quando era assolutamente necessario, evitando che, anche in quest’ultimo caso, il lettore potesse avere dei dubbi su chi gli parla. Questo sistema è stato criticato; si è pensato che io avrei dovuto trasformare il materiale a mia disposizione in un libro sistematicamente elaborato, en faire un livre, come dicono i francesi, in altre parole sacrificare l’autenticità del testo alla comodità del lettore. Ma non è in questo senso che io avevo interpretato il mio compito. Per una simile rielaborazione mi mancava qualsiasi diritto; un uomo come Marx può pretendere di essere ascoltato per se stesso, di tramandare alla posterità le sue scoperte scientifiche nella piena integrità della sua propria esposizione. Inoltre non avevo nessun desiderio di farlo: il manomettere in questo modo perchè dovevo considerare ciò una manomissione l’eredità di un uomo di statura così superiore, mi sarebbe sembrato una mancanza di lealtà. In terzo luogo sarebbe stato completamente inutile. Per la gente che non può o non vuole leggere, che già per il primo Libro si è data maggior pena a interpretarlo male di quanto non fosse necessario a interpretarlo bene — per questa gente è perfettamente inutile sobbarcarsi a delle fatiche”. Marx ed Engels non ce ne vogliano, ma posti di fronte alle molteplici “fughe” dallo studio da parte di persone che non possedevano una cultura accademica, fughe che venivano imputate alla difficoltà presentate dal testo, abbiamo deciso di fare uno “strappo” alle osservazioni di Engels, intervenendo in alcune parti avendo altresì cura di toccare il testo il meno possibile. Nel fare questo “strappo” eravamo tuttavia confortati dal fatto che, a differenza della situazione in cui Engels si trovava, oggi chi vuole accedere al testo “originale”, dispone di diverse edizioni in varie lingue. Coloro che volessero accostarsi al testo originale in lingua italiana si consigliano le seguenti edizioni:
Chi volesse accedere ad edizioni del Capitale e di altri testi di Marx in lingue estere, si propone di consultare il sito internet di seguito riportato:http://www.marxists.org/xlang/marx.htm |