In
ogni epoca storica e civiltà gli uomini hanno prodotto in varie
forme cultura e rappresentazioni artistiche elaborando la propria
visione del mondo, delle relazioni tra uomo e natura, tra uomo e
divinità, tra uomo e uomo, dando così corpo, materialità, alle
proprie riflessioni, ai propri sentimenti, alle emozioni,
all’immaginario, alla fantasia e creatività.
Con la trasformazione del prodotto di questo specifico lavoro in
merce, l’opera dell’artista non assume un carattere diverso dalle
altre merci ed il lavoro dell’artista segue l’evoluzione storica
di tutti gli altri lavori. Con lo sviluppo del capitalismo la
merce “opera d’arte” o “prodotto culturale” viene appropriata e
sussunta dal capitale al fine ricavarne profitto. Oggi è il
capitale che si incarica di selezionare produttori e prodotti, di
lanciarli sul mercato o di farli sprofondare nel nulla. Nell’agone
sopravvive solo ciò che consente di valorizzare il capitale
investito ed è il capitale che si occupa di formare, grazie al
ricorso a sofisticate tecniche di comunicazione, i gusti dei
“consumatori”. E’ sul “piacere” catturato dai sensi che
l’industria della cultura fonda il proprio intervento per
massificare i gusti, allargare così il proprio mercato e favorire
la massima profittabilità dei capitali investiti.
Lo
sviluppo delle tecnologie se da un lato ha ampliato le forme
espressive, dall’altro ha consentito la diffusione di prodotti
funzionali alla logica economica. Tuttavia entro questo processo
economico permangono ancor oggi produzioni culturali e artistiche
che, uscendo “dal coro”, riescono, sia pur in forma contradditoria,
ad esprimere una capacità critica in grado di far riflettere e di
problemizzare “il consumatore”. E’ a questa produzione culturale
che viene indirizzato il nostro interesse.
Nella sezione
Dibattiti
vengono raccolti i lavori di analisi critica che riguardano la
cultura e l’arte. |
|