CONDONI, LA VIA PERVERSA DELL'EVASIONE FISCALE[1] STEFANO LUCARELLI Secondo indagini rese pubbliche dalla Guardia di Finanza circa un mese fa, su un campione di circa 20 mila imprese, più del 60% evade il fisco. E - la conferma si è avuta alcuni giorni fa con la presentazione del Rapporto annuale della stessa Guardia di finanza - a evadere sono soprattutto le grandi imprese. I dati in questo senso sono illuminanti: su 13,7 miliardi di euro di imponibile occultato e recuperato a tassazione dalle Fiamme gialle, 7,2 miliardi di euro, il 55% del totale, è stato «scovato» presso le grandi imprese. Ci si può chiedere quali effetti abbiano avuto i condoni fiscali sul comportamento degli evasori? Su questo tema Massimo Bordignon (già membro della Commissione tecnica sulla spesa pubblica presso il ministero del Tesoro) ha presentato su www.lavoce.info i risultati un sondaggio condotto su un campione rappresentativo di circa mille soggetti. L'analisi dei dati suggerisce che le categorie più ricche, più istruite e con più capacità di evadere hanno effettivamente ridotto i pagamenti delle imposte dovute. I condoni varati nel 2002 erano attesi dalla stragrande maggioranza dei contribuenti, soprattutto dai percettori di redditi diversi da quelli da lavoro dipendente, cioè liberi professionisti e imprenditori. Il sondaggio suggerisce anche che i percettori di alti redditi considerano l'evasione fiscale un legittimo atto di difesa del contribuente contro gli attacchi del fisco. C'è di più: queste stesse categorie (ma a questo punto non sarebbe sbagliato parlare di classe sociale dotata di una precisa coscienza) legano le aspettative di condoni alle condizioni generali di bilancio pubblico, nel senso che si aspettano l'offerta di ulteriori condoni quando il deficit di bilancio aumenta. Questi risultati - commenta Bordignon - «suggeriscono che è molto concreto il rischio dell'instaurarsi di un circolo vizioso, con (le aspettative di) condoni che creano riduzioni nei pagamenti correnti che, a loro volta, generano la necessità di varare ulteriori condoni.»Il peggioramento del bilancio dello Stato è infatti causato dall'evasione fiscale; questa, dato il ruolo delle aspettative, genera la necessità di ulteriori «perdoni fiscali». Mi sembra che il sondaggio in questione suggerisca anche che nel nostro capitalismo le aspettative che hanno peso reale sono solo quelle proprie delle categorie economiche più ricche, più istruite e con più capacità di evadere; affinché nella dinamica del sistema economico contino anche le aspettative delle altre categorie sociali occorrere innanzitutto un'altra politica di bilancio, finalizzata alla massa di bisogni sociali insoddisfatti e severamente avversa all'evasione fiscale. Il tipo umano dell'evasore fiscale ricorda il protagonista di un romanzo abbozzato, ma mai scritto, dal grande economista Schumpeter: il protagonista, attirato dal mondo degli affari per quel miscuglio di calcolo razionale e di alea che esso presenta, si accorge che dopo il successo ambìto non appartiene più a niente e a nessuno, avendo disseccato la propria vita in un gioco di forme e in un'assenza astratta; un uomo senza qualità. NOTE [1] Estratto da “il manifesto” del 19 giugno 2004. |