BUSH NON LO HA GUARDATO NEGLI OCCHI[1]

L'atto di accusa di Michael Berg pubblicato da The Guardian

Pubblichiamo un estratto del messaggio di adesione di Micheal Berg, il padre di Nick Berg, alla manifestazione "Stop The War Coalition's demonstration, End the Torture - Bring the Troops Home Now", tenutasi ieri a Londra.

Mio figlio Nick è stato il mio mentore e il mio eroe, l'uomo più gentile e mite che abbia mai conosciuto. È perfino uscito dai boy scout perché volevano insegnargli a sparare. Inoltre, Nick mi ha infuso tutta la forza di cui avevo bisogno e che ancora mi serve per raccontare al mondo la sua storia.

La gente mi chiede perché io mi ostini a incolpare l'amministrazione Bush per la tragica e atroce morte di mio figlio. Mi domandano: «Ma perché non te la prendi con i cinque uomini che l'hanno ucciso?». Finora, ho sempre risposto che gli esecutori materiali non avevano più colpa di quanta non ne abbia l'amministrazione Bush, ma mi accorgo di aver dato un giudizio errato. Conoscendo mio figlio, sono certo che, stando insieme a lui, anche questi uomini si saranno accorti a un certo punto che era un uomo straordinario. Mi piace pensare che, nel commettere l'orribile gesto che hanno commesso, non ne fossero poi così compiaciuti come si potrebbe pensare. Sono sicuro che anche loro avevano imparato ad ammirarlo.

Sono certo che chi teneva in mano il coltello ha sentito il fiato di Nick sulla mano e ha avuto piena cognizione di star uccidendo un altro uomo. Sono certo che gli altri hanno guardato mio figlio negli occhi e hanno sentito dentro di sé almeno un po' di quel dolore che ora attanaglia il mondo intero. E sono altrettanto sicuro che questi assassini, seppure per un solo fugace attimo, hanno provato ribrezzo per quanto stavano facendo.

George Bush non ha mai guardato mio figlio negli occhi. George Bush non conosce mio figlio ed è l'ultima persona del mondo a poterlo conoscere. George Bush, benché sia anch'egli padre, non può sentire il mio dolore, né quello della mia famiglia, né quello di tutte le altre persone che nel mondo piangono Nick, perché Bush è un politico che non deve subire le conseguenze delle sue azioni. George Bush non può andare al cuore né di Nick né degli altri americani, per non parlare degli iracheni che uccide ogni giorno con la sua politica di guerra.

Donald Rumsfeld ha detto che si assume la responsabilità degli abusi sessuali subiti dai detenuti iracheni. Ma come può assumersi questa responsabilità, se non si è accollato nessuna conseguenza? Le conseguenze le ha subite Nick.

Ancor più degli assassini che hanno stroncato la vita di mio figlio, non posso tollerare chi, seduto su di una comoda poltrona, elabora politiche volte a uccidere e a rovinare la vita ai superstiti.

Nick non era un militare, ma aveva la stessa disciplina e la stessa dedizione di un soldato. Nick Berg era in Iraq per aiutare gli altri, senza aspettarsi alcun guadagno personale. Era solo un uomo ma, ora che non c'è più, vive in molti uomini. L'abnegazione più sincera che ti spinge a dare tutto te stesso per ciò che, dentro di te, ritieni giusto, anche quando sai che potrebbe essere pericoloso: questo spirito di abnegazione si è trasmesso a tutti quelli che conoscevano Nick, per poi diffondersi in tutto il mondo.

Che cosa avremmo dovuto fare quando l'America è stata attaccata l'11 settembre, in quel tremendo giorno? Io dico che proprio allora avremmo dovuto fare ciò che non abbiamo mai fatto: smetterla di inveire contro coloro che abbiamo etichettato come "nemici" e cominciare ad ascoltarli. Smetterla di porre delle condizioni per convivere pacificamente su questo piccolo pianeta e cominciare a onorare e a rispettare il bisogno, comune a tutti gli esseri umani, di vivere liberi e indipendenti e di rispettare davvero la sovranità di ogni stato. Smetterla di imporre regole agli altri per poi elaborare regole diverse per noi stessi. L'inefficacia della leadership di Bush è un'arma di distruzione di massa: in una tragica reazione a catena, ha portato al sequestro di mio figlio, proiettandolo in un mondo dove la violenza non ha confini. Se non fosse stato per questo sequestro, Nick sarebbe di nuovo tra le mie braccia. Essendo stato sequestrato, è rimasto in Iraq non solo durante l'assedio di Falluja, con tutte le atrocità che ha comportato, ma anche quando si è scoperto quali mostruosità fossero state commesse nelle carceri irachene: per rappresaglia, la sua splendida vita è stata stroncata.

Ma la missione di mio figlio non si ferma. Dove prima c'era un pacificatore, ora vedo e sento migliaia di pacificatori. Nick era un uomo che agiva basandosi sui suoi ideali. Ora sta a noi, che siamo ancora in questo mondo, lasciarci guidare dai nostri ideali. Dobbiamo dire a tutti i mascalzoni da entrambe le parti dell'Atlantico che non ne possiamo più di fare la guerra, che siamo stanchi di massacrare, bombardare e menomare persone innocenti, che non vogliamo più bugie. Ebbene sì, siamo stanchi anche di attentatori kamikaze e del fatto che israeliani e palestinesi non riescano a trovare un modo per smetterla di ammazzarsi. Siamo stanchi di negoziati e conferenze di pace a cui entrambe le parti accedono con condizioni preconfezionate che precludono il raggiungimento della pace. Vogliamo la pace nel mondo adesso.

Molti si sono offerti di pregare per Nick e per la mia famiglia. Mi ha fatto molto piacere, ma vorrei chiedere di riservare una preghiera anche per la pace. E vorrei che non si limitassero a pregare: vorrei sentire la loro voce levarsi per chiedere la pace subito.

Michael Berg

NOTE


[1] Traduzione di Sabrina Fusari.